Ragusa – Di nuovo nettamente prima per nuovi casi giornalieri (circa 550 in più della seconda regione, il Veneto, a quota 847 contagi) e con un tasso di positività che, nonostante sia calato di un punto percentuale al 6,5%, resta più che doppio rispetto a quello medio nazionale (salito invece di 1). Insomma, se da lunedì 30 agosto la Sicilia non passa in zona gialla, non ci passa nessuno. Anche Razza e Musumeci si sono rassegnati. E’ sempre l’Isola a capitanare la quarta ondata italiana ma nessun “allarme”: le misure della zona gialla, specie per chi ha il green pass, sono del tutto ininfluenti. Non cambierà nulla, né per le restrizioni né per il trend del Covid.
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Il danno sarà più che altro d’immagine verso una regione che ha davanti almeno un mese e mezzo di stagiona turistica e in cui stanno ancora soggiornando in queste settimane quasi un milione di vacanzieri. Un'inversione di tendenza si avrà, forse, solo quando diminuiranno il via vai e gli assembramenti, e si obbligherà tutta la popolazione a vaccinarsi. Nonostante da tempo Palazzo d’Orleans le stia provando tutte, chiamando a raccolta testimonial e omaggiando con gadget chi va all’hub, sulla piattaforma governativa l’Isola è ripiombata in terzultima posizione nella classifica regionale, con l’87,5% delle dosi somministrate. I frigo scoppiano, dentro ci sono circa 800mila fiale: non son mai state così tante. Ancora di più i siciliani se ne vanno in giro senza essere protetti dal virus. La situazione reale è perfino peggiore, perché mascherata dai pochi test eseguiti e dalla bassa affidabilità dei dati.
Un esempio su tutti: nella settimana tra il 17 e il 24 agosto per ben 6 volte la Regione ha recuperato decessi relativi a giorni precedenti e non comunicati, risalendo in un caso fino al 16 giugno 2021. Anche delle 9 vittime di mercoledì: quattro si riferivano al 24, tre al 23 e due al 12 agosto. Chissà, forse oggi o domani saremo quanti sono morti ieri. Ma sono stati retrodatati pure tamponi effettuati in precedenza (senza precisare quando) e ufficializzati a distanza. Par di rivivere, con cifre assolute molto più elevati, le stesse dinamiche della scorsa estate: quando l'età media dei nuovi casi, dopo aver toccato un minimo di 29 anni a metà agosto, aveva ripreso a salire squillando il primo campanello di allarme di quella che sarebbe poi diventata la seconda ondata del 2020. Il rischio, in autunno, è di rivedere un film già visto.