Ragusa – Direste, dopo aver visto lo sfacelo di Catania, che la giunta Musumeci ha sborsato oltre 420 milioni di euro negli ultimi 3 anni per la prevenzione del dissesto idrogeologico? Tutto per sentirsi dire di “restare a casa e non affacciarsi ai balconi” se piove. Nel malloppo ce n'erano pure 4,3 milioni destinati a Scordia, dove oggi è stato ritrovato il cadavere di una terza vittima. Per il governatore siciliano i soldi non bastano mai: chiede al governo centrale "una legge speciale per almeno 3 miliardi " e scarica la colpa sul clima “velocemente tropicalizzato". Non sulla cementificazione fuori controllo, gli abusi edilizi che vuole sanare, gli incendi estivi divora-alberi che trattengono naturalmente il terreno, i progetti bocciati dal Pnrr.
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E’ un pezzo che il meteo è cambiato sull’Isola, non si tratta di una scoperta recente. Il problema non è solo quanto ma come è stato speso: “Quando la pulizia dei letti dei fiumi viene fatta estirpando anche quella spontanea vegetazione agli argini che la natura mette lì per frenare le esondazioni, non stiamo rendendo un buon servizio alla collettività" rincara la dose Legambiente. Secondo i dati del Centro studi Pio La Torre, nel ventennio 1999-2019 è la regione che ha beneficiato di più finanziamenti (800 milioni), investendone di meno (45). La provincia di Catania, ad esempio, ne aveva assegnati 31 e non ha speso manco un centesimo.
"I soldi c'erano - nota il vicepresidente, Franco Garufi - ma sono stati utilizzati poco e male per prevenire rischi ripetutamente annunciati: per quanto straordinari possano essere gli eventi meteorologici di queste ore, non c'è dubbio che i danni siano stati moltiplicati dalle condizioni fatiscenti dei sistemi idrici e da interventi sul territorio che hanno compromesso irrimediabilmente gli equilibri tra la natura e gli insediamenti umani", proprio come evidenziato da Ragusanews già dopo l’allagamento di Siracusa. Per non parlare della normale manutenzione di ponti e viadotti abbandonati alle intemperie. Verranno mai a galla, dopo la buriana, le responsabilità di una tragedia che forse non è ancora finita?