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Sicilia, sistema al collasso, la rabbia dei reclusi in casa: «Liberateci»

Ok al tampone rapido per smaltire la massa di "prigionieri" del Covid

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 Ragusa - Famiglie "prigioniere" a casa in attesa di essere convocate per il tampone di fine quarantena, in attesa di una telefonata che non arriverà mai, “dimenticati” da medici di famiglia subissati da chiamate e richieste di pazienti in preda a crisi d’ansia. Con 66.170 siciliani ad oggi isolati a domicilio, il sistema sanitario è saltato: in media ogni camice bianco delle 153 Usca ha in carico cento positivi e a stento riesce a seguire i casi più gravi.

Ormai passano ore al computer a firmare provvedimenti di inizio e fine isolamento anziché visitare gli assistiti, aggrediti verbalmente da pazienti che pretendono la "liberazione" dalle mura domestiche senza tampone. In Sicilia scarseggiano quelli molecolari e, per smaltire la massa di reclusi, l’assessorato alla Salute ha stabilito che da oggi basta il test antigenico rapido (quello che non era “affidabile”) per ufficializzare la positività e uscire della quarantena. In caso di esito negativo, il test dovrà essere ripetuto solo in presenza di sintomi dopo altri quattro giorni.

Insomma non sarà più necessaria la conferma del molecolare, nonostante il Cts regionale ripeta che “la variante Omicron sfugge al rapido quasi una volta su due” e in questo modo si rischia di lasciare a piede libero un elevato numero di positivi. Senza calcolare il pericolo che esplodano focolai in ospedale dove finora, per ricoverarsi, era necessario oltre al rapido anche il molecolare. Gli elementi della “tempesta perfetta” ci sono tutti.


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