Roma - Non c’è soltanto il taglio dal 110% al 90% della detrazione fiscale per i lavori effettuati con il Superbonus. Sul tavolo del governo c’è anche una misura per “scongelare” i lavori bloccati dalle varie strette sulle cessioni dei crediti alle banche che si sono succedute nell’ultimo anno. A parlarne è stato per primo il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, intervenuto al convegno dei giovani imprenditori dell’Ance. Freni ha spiegato che il governo è consapevole del fatto che nel mondo bancario si sta diffondendo il dubbio sulla capacità di assorbimento di tutti i crediti fiscali. Un problema, ha detto, «a cui dovremo fare fronte». In che modo? Le soluzioni prospettate sono sostanzialmente due. La prima, ha spiegato il sottosegretario, è l’ampliamento del periodo di «assorbimento, dicendo alle banche e ai destinatari finali del credito che si può scontare non in 5 anni ma in 7 o 8 anni». Il secondo meccanismo sarebbe l’applicazione di «coefficienti di compensazione che consentano al settore bancario di ricominciare a comprare, senza ampliare la durata temporale».
Quanto il tema sia importante lo dimostra anche un altro intervento di peso all’interno della maggioranza di governo, quello di Andrea De Bertoldi, deputato di Fratelli d’Italia esperto di Fisco e tra i candidati alla guida della Commissione finanze della Camera. «Sia tra le imprese che tra i cittadini», spiega Del Bertoldi, «c’è un sentimento di disperazione. Ci sono famiglie che avevano confidato nello Stato e hanno avviato la ristrutturazione di casa prendendone un’altra in affitto nella convinzione che i lavori durassero sei mesi. Poi», aggiunge De Bertoldi, «le imprese si sono trovate con i cassetti fiscali pieni di soldi ma i conti correnti vuoti perché le banche hanno smesso di comprare i crediti e hanno dovuto interrompere i lavori». Il valore dei crediti “congelati” nei cassetti, secondo le ultime stime, è di 6 miliardi. «Ci sono a rischio», spiega ancora De Bertoldi, «33 mila imprese e oltre 150 mila lavoratori. Per questo», dice, «ho scritto un appello al ministro per le imprese, Adolfo Urso, e a quello del lavoro, Marina Calderone. Rischiamo di dover aprire il più grande tavolo di crisi della nostra storia».
De Bertoldi, proprio insieme a Urso, nella scorsa legislatura aveva anche presentato un disegno di legge (il numero 2012), per introdurre dei buoni digitali liberamente scambiabili attraverso una piattaforma sulla quale far circolare tutti i crediti fiscali. Intanto, come detto, in vista della legge di bilancio, il governo sta studiando una “revisione straordinaria” dell’incentivo, che parte da una riduzione dell’aliquota dal 110%, finora garantita per i condomini anche nel 2023, al 90%. Si riapre inoltre l’accesso al bonus (con la stessa percentuale) alle villette, anche se con precisi paletti: i proprietari delle abitazioni unifamiliari potranno beneficiare dello sconto solo se vi risiedono, e per loro quindi la villetta è la prima casa, e hanno un reddito massimo di 15 mila euro. La soglia però potrà salire in base al numero di componenti la famiglia, introducendo così una sorta di sistema basato sul quoziente familiare. Un meccanismo che potrebbe essere replicato anche per altre misure.