Per festeggiare un quarto di secolo di pubblicazioni d’arte la Salarchi Immagini ha ideato una serie di taccuini, intitolati "I quaderni di corallo". Si tratta, di una nuova collana, ispirata alla famosa agenda Moleskine, che permette di coniugare la tradizione editoriale indissolubilmente legata alle immagini e alle parole, accolte all’interno di un piccolo ma prezioso formato che racchiude gemme d’arte e di letteratura. Il volume si articola in tre sezioni rigorosamente confezionate in uno scrigno riemerso di cose rare. Le prime 32 pagine numerate, in bianco e nero, accolgono il contributo dello scrittore romano Giovanni Ricciardi sull’artista siciliano Fabio Salafia, se vogliamo un pre-testo: Ut pictura poiesis; subito accompagnato da un bis, il suo racconto extravagans: L’ultima fermata del mondo, un’evocazione della memoria siciliana dell’autore che passa attraverso un secolo di storia della sua famiglia, originaria di Milazzo.
Le seconde 32 pagine non numerate danno lustro all’iconografia dell’artista Fabio Salafia, niente didascalie affiancate alle opere, solo immagini, colori, segni e senso di uno stile o d’una ribellione, in direzione inversa ai capricci delle mode. Le terze 32 pagine, infine, anch’esse senza numerazione, sono un taccuino, un carnet blanc pensato come invito sotteso, o se vogliamo sguardo d’intesa rivolto al lettore a farsi, a sua volta, artista e scrittore. Il volume, con trenta immagini di opere, raccoglie parte della intensa ricerca artistica del pittore che con il suo personale percorso negli anni ha attraversato diversi temi e sentieri, realizzando differenti cicli pittorici.
Fabio Salafia coniuga la sua attività artistica con quella di docente di Discipline grafiche, pittoriche e scenografiche, ed è proprio intorno alla figura di uomo-docente che lo scrittore Giovanni Ricciardi disegna un “ritratto” di Salafia nel periodo in cui era professore in servizio in uno storico e prestigioso liceo della capitale ed è ambientato nel settembre 2020, ancora in piena pandemia.