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Vaccini Covid, Sicilia a fondo: dopo i medici obbligo per altre categorie?

L’opzione andrebbe incontro a un’infinità di ricorsi ai Tar, intanto oggi partono le prenotazioni per 1 milione e 300mila cittadini tra 16 e 39 anni

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 Ragusa -  Sicilia in coda nella percentuale di vaccini iniettati, ma dividendoli per 100mila abitanti: a ieri 53.555 dosi, quasi 6mila in meno della media nazionale e 11mila sulle prime della classe. Un ritardo che si riflette sull’alto rapporto tra nuovi casi e popolazione: anche nel bollettino di mercoledì il tasso di contagio attorno al 2% è rimasto comunque più elevato di quello italiano all’1,3 e la regione è sempre ai primi posti per numero di positivi giornalieri.

Gli ospedali però continuano a svuotarsi, e oggi è questo che conta: l’estinzione del Covid, sia pur più lentamente che altrove nel Paese, continua. Diminuiscono i morti e aumentano i guariti, nonostante gli altri primati negativi dell’Isola, come le zone rosse ancora attive e la più alta percentuale di ultra 80enni ancora in attesa della prima dose: 27,5%. «È paradossale - denuncia Luigi Galvano, segretario regionale della Federazione dei medici di famiglia, da poco scesi in campo -, invece di garantire le prime dosi ai più fragili ci concentriamo sulla profilassi dei maturandi». Del resto, se non vogliono, non li si può costringere.

E da oggi partono pure le prenotazioni per la fascia 16-39 anni. Le Poste ci hanno messo un po’ a caricare sul portale i nominativi degli aventi diritto: sono oltre un milione e trecentomila. Il governatore Nello Musumeci rivendica che «siamo in linea col tasso nazionale» ma la piattaforma ministeriale lo smentisce: la Sicilia, penultima, è riuscita a iniettare l’87,4% delle scorte ricevute contro l’89,6% nazionale. E a giugno sono attesi in tutto rifornimenti per un milione e 600 mila dosi dei quattro vaccini attualmente autorizzati. Non resta che sperare nei giovani.

Che la paura, se di questo si tratta, sia rivolta non solo ad Astrazeneca ma indistintamente ai vaccini in sé? A poco servono gli appelli contro un eventuale “blocco” psicologico o ideologico. In questo caso l’unica sarebbe, dopo i medici, rendere il siero obbligatorio per altri target ma - se per il personale sanitario c’è la valida ragione dell’esposizione permanete al rischio proprio e altrui - l’imposizione appare meno “costituzionale”per molti altri lavoratori a contatto diretto e quotidiano con un pubblico indistinto, così come la motivazione dell’alta mortalità per gli anziani. E' chiaro che ogni regola in questo senso andrà scritta a livello nazionale, ma con le curve in costate calo non c’è bisogno di ricorrere all’extrema ratio.  


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