Attualità I dubbi

Vaccino Pfizer sicuro al 90%: ma è davvero una buona notizia?

Dopo l’entusiasmo iniziale, lo scetticismo di Crisanti sulla bontà dell’operazione

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 "Emotivamente penso che sia un barlume di luce che arriva dopo tante brutte notizie, ma poi bisogna guardarlo un po' in dettaglio". Andrea Crisanti, microbiologo dell'università di Padova, gela l’entusiasmo che - in maniera appunto molto emotiva e poco razionale - ha accolto la scoperta e l’imminente produzione del vaccino anti-Covid della Pfizer. Subito sono partiti i contratti da firmare, gli accordi da stringere, le previsioni di milioni di dosi pronte a dicembre, l’Italia ha addirittura già nominato un team di 15 “esperti” per distribuire in ordine di priorità qualcosa che non solo non c’è ancora materialmente, ma che non sarà così facile da procurarsi come il governo e l’Ue vogliono farci credere. "Ci hanno detto che ha un'attività produttiva di oltre il 90% in una classe di età compresa tra i 20 e i 50 anni – spiega Crisanti oggi a Radio Capital -, che c'è bisogno di due dosi ma non si sa quanto duri la protezione”. La formula “efficace al 90%” non significa che per 1 persona ogni 10 il vaccino potrebbe rivelarsi inutile (o innescare addirittura complicazioni) ma che potrebbe non coprirla totalmente e per sempre dalla possibilità di contagiarsi.

Non solo: “Dobbiamo ancora capire che tipo di vaccino è, parlano di un RNA, quindi facilmente deteriorabile” e questo apre “un problema logistico perché c'è bisogno di una catena del freddo a -80°. Una tecnologia molto costosa e in questo momento non è disponibile in nessun posto: non ce l'hanno i medici e i farmacisti”. Tra l’altro, l’immissione in mercato non comporterà automaticamente, dal giorno dopo, la fine delle restrizioni attualmente in vigore: "Con più di 30mila casi al giorno e con il numero dei morti vicini a quelli di marzo - spiega il medico -, anche se ci sarà il vaccino bisognerà comunque abbassare il numero dei positivi". Inoltre il siero, ammesso e non concesso che sia gratuito e in dosi sufficienti a tutti, "non può avere un impatto sull'epidemia prima di 12 mesi”. Meglio quindi non sbilanciarsi troppo con l’esultanza e predisporsi psicologicamente a mettersi l’anima in pace: solo “verso ottobre - novembre 2021 vedremo dei veri cambiamenti" dichiara Crisanti.


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