Attualità Il virus modificato

Variante nigeriana in Sicilia, quello che sappiamo sulla mutazione Covid

Contagiosa come l’inglese, resistente come la brasiliana: gli studi in corso sul ceppo B.1.525

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/23-03-2021/variante-nigeriana-in-sicilia-quello-che-sappiamo-sulla-mutazione-covid-500.jpg Variante nigeriana in Sicilia, quello che sappiamo sulla mutazione Covid


 Ragusa - Non è una buona notizia lo sbarco della cosidetta variante "nigeriana" in Sicilia e, senza infondere allarmismi, proviamo a spiegare perchè in base alle comunicazioni della scienza al riguardo. La variante Covid B.1.525, detta “nigeriana”, è stata individuata per la prima volta nel Regno Unito alla metà di dicembre 2020 per essere poi successivamente ritrovata in Nigeria, Danimarca, Stati Uniti, Canada e Francia. Al momento sono centinaia i casi nel mondo: la sua diffusione aggiornata è riportata sul portale globale PANGO lineages che contiene i dati, pubblici e condivisibili, di tutte le principali varianti note, con date e geografia della propagazione delle catene. In Italia è stata individuata per la prima volta il 17 febbraio 2021, dall’Istituto Pascale e dall’università Federico II di Napoli, in un paziente tornato dall’Africa per motivi di lavoro. La variante nigeriana, come tutte le varianti, presenta diverse mutazioni, di cui alcune presenti anche in altre varianti, il che ne fa in realtà una “variante della variante”.

In particolare la B.1.525 presenta 3 mutazioni in comune con la variante inglese, tra cui la 501Y quella responsabile di una maggiore virulenza  perché in grado di legarsi alle cellule umane con maggiore facilità; e una con la sudafricana e la brasiliana, la E484K, che  secondo gli studiosi conferirebbe al virus un’elevata resistenza a plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccini. E’ sempre da un altro ceppo, d’altronde, che se ne origina una nuova, com’è già accaduto centinaia, forse migliaia di volte da quando è comparso il virus originario. Il problema insorge quando le “copie” sono molto distanti dall’originale. La nigeriana purtroppo contiene una mutazione propria, specifica, rinominata Q677H, presente nella proteina Spike, cioè quella utilizzata dai vaccini di ultima generazione. Il che potrebbe ridurne ulteriormente l’efficacia. Le analisi e le osservazioni cliniche della scienza, naturalmente, richiedono tempo e gli studi su queste mutazioni sono tuttora in corso. Proprio perché non è ancora chiaro come e quanto possano impattare sull’epidemia è più che mai necessario accelerare la campagna vaccinale, così da lasciare meno tempo possibile al Coronavirus per cambiare ancora.


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