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Vittoria Peace Film Fest, Attilio Bolzoni ha ricevuto il Premio giornalistico Gianni Molè

Un maestro di giornalismo

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 Vittoria - Pace e giornalismo sono protagonisti del Vittoria Peace Film Fest. Una preghiera per la pace ha aperto la seconda giornata della kermesse cinematografica siciliana. A officiarla è stato il monaco buddista giapponese Gyosho Morishita. L’incontro ha emozionato i numerosi studenti che hanno affollato la Sala 2 della Multisala Golden di Vittoria. Ieri pomeriggio, Attilio Bolzoni ha ricevuto il Premio giornalistico Gianni Molè, Cronisti per la pace, alla presenza del direttore artistico Giuseppe Gambina e di Eliana Molè, moglie del compianto capo ufficio stampa del Libero consorzio comunale di Ragusa.

“La direzione artistica del Vittoria Peace Film Fest – si legge nelle motivazioni – in ricordo dell’amico giornalista e collaboratore Gianni Molè, ha deciso di istituire un premio intitolato a suo nome e ispirato ai valori in cui ha sempre creduto: quelli della non violenza, della giustizia sociale e della deontologia professionale. Per queste ragioni, il Premio giornalistico Gianni Molè “Cronisti per la pace”, giunto alla terza edizione, viene conferito ad Attilio Bolzoni, un maestro di giornalismo, tenuto conto dell’alto profilo e rigore professionale alla base della sua riconosciuta attività professionale come cronista, scrittore, sceneggiatore e profondo conoscitore degli intricati fenomeni legati alla criminalità organizzata”. È stato letto anche un messaggio della giornalista Federica Molè, figlia di Gianni.

“Sono molto grata a Giuseppe e Luca Gambina, Andrea Di Falco e a tutta la macchina organizzativa del Vittoria Peace Film Festival – ha scritto Federica – per tenere alto il ricordo di mio padre attraverso un premio che quest’anno va a un giornalista della caratura di Attilio Bolzoni. Attilio ha firmato nel corso della sua carriera inchieste che meritano di essere chiamate tali, mettendosi sempre al servizio della verità e permettendo a questo mestiere ancora un briciolo di dignità. Proprio come faceva mio padre che credeva nel giornalismo, nel suo potere, nella sua utilità. È un messaggio potente quello che questo festival vuole trasmettere e quello che questo premio significa in un contesto storico come quello che stiamo vivendo. Il concetto di pace non deve essere inteso solo come pace tra i popoli ma deve essere esteso a concetti più intimi che però scatenano una violenza inaudita. In un mondo dove non si è liberi di professare la propria sessualità o di porre fine a una relazione sentimentale senza conseguenze tragiche, il concetto di pace va sviscerato, analizzato e studiato e inculcato alle nuove e vecchie generazioni. Perché la pace deve cominciare dal rispetto e deve essere estraneo al concetto becero di giudizio. Grazie a tutti”.


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