Tesla frena ancora in Europa. Dopo il -45% di gennaio, a febbraio le vendite del costruttore texano sono crollate del 40% nei Paesi europei, nonostante l’aumento generalizzato delle immatricolazioni di auto elettriche (+26,1%). Nel mese Tesla ha consegnato meno di 17 mila veicoli, quantità che porta il totale da inizio anno poco sopra le 28 mila unità, con un calo del 42,6% rispetto ai primi due mesi del 2024.
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Il tonfo di Tesla in Europa arriva a valle delle ingerenze di Elon Musk nella politica Ue e del suo appoggio a diversi partiti di estrema destra. L’attivismo dell’imprenditore ha suscitato polemiche e inviti al boicottaggio di Tesla. L’azienda soffre però anche la mancanza di nuovi modelli e, soprattutto, il restyling della sua vettura di punta, la Model Y, cruciale nel mercato europeo dove i suv rappresentano circa la metà delle immatricolazioni.
A queste difficoltà, per così dire, interne di Tesla si somma la crescente penetrazione nell’elettrico di concorrenti vecchi e nuovi. Volkswagen e Renault stanno acquisendo quote di mercato e recuperando terreno, mentre la cinese Byd - fresca di sorpasso a Tesla nel fatturato - sta attuando un’aggressiva campagna di espansione in Europa che, secondo le stime di S&P, dovrebbe portarla a raddoppiare le vendite in Europa nel 2025, passando da 83 a 186 mila immatricolazioni.
Se dovesse continuare a questo ritmo, la discesa delle immatricolazioni di Tesla potrebbe mettere a rischio una delle sue attività più redditizie: la vendita di crediti verdi ad altri costruttori. Da anni i gruppi europei formano con Tesla «fondi comuni» al fine di compensare le loro emissioni in eccesso rispetto ai regolamenti Ue con le emissioni zero dell’azienda di Musk. Dal 2009 al 2024 questo ruolo di pulizia ha fruttato a Tesla 11 miliardi di ricavi aggiuntivi che, fra l’altro, sono a costo zero e quindi si riversano interamente nei profitti. A gennaio Stellantis e altri costruttori come Toyota, Mazda e Ford hanno comunicato alla Commissione Ue la volontà di rinnovare il patto con Tesla anche per il 2025. Con il ripido calo delle sue vendite in Europa, però, non è detto che la casa americana riesca a fine anno a rispettare la sua parte dell’accordo e, quindi, ad assicurarsi gli introiti dalla vendita di certificati di emissione. Un’altra ombra sulle prospettive di Tesla che da inizio anno ha perso il 31% in Borsa.