Benessere Anti-dieta

Alimentazione intuitiva: che cos’è

L’alimentazione intuitiva è il nuovo approccio «anti-dieta» che vuole riconciliarci con il cibo

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/12-01-2024/alimentazione-intuitiva-che-cos-e-500.jpg Alimentazione intuitiva: che cos’è


L’alimentazione intuitiva è il nuovo approccio «anti-dieta» che vuole riconciliarci con il cibo. 

L'«alimentazione intuitiva» ed è un modello che mira a stabilire una relazione sana con il cibo, sia sul piano fisico sia su quello mentale. Si tratta di un nuovo approccio che sembra essere l'opposto di ciò che abbiamo imparato sulle diete.

Le teorie che stanno alla base dell’alimentazione intuitiva sono state sviluppate già nel 1995. A ideare questo approccio sui generis al cibo sono state due nutrizioniste americane, Evelyn Tribole ed Elyse Resch. Stufe di notare come un modello dietetico sprovvisto di educazione nutrizionale di supporto facesse sì che i loro pazienti tornassero più e più volte in studio perché avevano ripreso il peso perduto (o addirittura ne avevano guadagnato più di prima), le due esperte di nutrizione hanno deciso di provare a indagare su un altro modo di affrontare il problema. Sono quindi andate alla radice del tutto, quella per cui in nutrizione ci si concentra sulla perdita di peso e si tende a credere che la buona riuscita di una simile missione c’entri con la forza di volontà. Tuttavia nella realtà non è possibile seguire una dieta per sempre, inoltre sono più le volte in cui una dieta fallisce che non quelle in cui porta ai risultati sperati. E per quanto riguarda i frequenti fallimenti, è vero che spesso dipendono dal fatto che i pazienti non rispettano le regole imposte dal nutrizionista, ma è anche vero che c’è uno sbaglio di fondo, quello che connota l’approccio di base che si rivela errato.  

Rifiutare la mentalità dietetica è ciò da cui si deve partire. Bisogna insomma decostruire ciò che da decenni i dietisti costruiscono. In generale, ciò che si conosce sulla nutrizione è focalizzato sulla perdita di peso, solitamente su miti e credenze che ci tramandiamo dai tempi di Adamo ed Eva e il morso della mela. Cose come cinque pasti al giorno e la colazione come pasto più importante sono secondo le due nutrizioniste che hanno codificato l’alimentazione intuitiva più degli stereotipi che non delle verità. 

Onorare la sensazione di fame
La cultura delle diete ci ha indotto a credere che avere fame sia qualcosa di negativo, un segno di debolezza. Tutto ciò ha comportato una sorta di timore della fame, una percezione dell’appetito come spauracchio e come qualcosa di inadeguato a livello sociale e anche a livello di benessere psicofisico. 

Fare pace con il cibo
Spesso i nutrizionisti hanno a che fare con pazienti che vivono un dissidio per cui il cibo è sia una ricompensa che una punizione. Chi ha problemi con il cibo trascorre buona parte delle giornate dedicando tempo ed energia a pensare al cibo. Invece, quando si riesce a fare pace con il piatto, tutto quel rumore mentale, quel continuo ruminare di pensieri dedicati al cibo finalmente sembra cessare. A quel punto, mangiare diventa semplicemente una cose come un’altra nella vita, perdendo quell’importanza e quel significato che la nostra società gli affibbia. L’alimentarsi torna a essere qualcosa di primario, di automatico, di semplice e vitale, senza sovrastrutture e significati nascosti.

Sfidare la cosiddetta «polizia del cibo»
L’altro assunto dell’alimentazione intuitiva è la sfida di quella che Evelyn Tribole ed Elyse Resch, ideatrici di questa filosofia nutrizionale, definiscono come «la polizia del cibo». Con questa espressione viene indicata quella voce che, per esempio, ci dice di «non mangiare qualcosa se non sarai in grado di fare esercizio, che ieri hai già mangiato dolci, che una banana intera è troppa» e via dicendo. Identificare quei modelli e smontarli aiuta a ridurre il chiacchiericcio mentale intorno al tema del cibo, debellando una volta per tutte i continui pensieri che si avvolgono attorno al piatto.

Sfidare la cosiddetta «polizia del cibo»
L’altro assunto dell’alimentazione intuitiva è la sfida di quella che Evelyn Tribole ed Elyse Resch, ideatrici di questa filosofia nutrizionale, definiscono come «la polizia del cibo». Con questa espressione viene indicata quella voce che, per esempio, ci dice di «non mangiare qualcosa se non sarai in grado di fare esercizio, che ieri hai già mangiato dolci, che una banana intera è troppa» e via dicendo. Identificare quei modelli e smontarli aiuta a ridurre il chiacchiericcio mentale intorno al tema del cibo, debellando una volta per tutte i continui pensieri che si avvolgono attorno al piatto.

Riuscire a percepire la sensazione di sazietà
Grazie all’approccio intuitivo, si dovrebbe finalmente tornare a percepire la sensazione di sazietà. «Però bisogna sottolineare che anche con le classiche diete si apprezza senso di sazietà, basta che siano fatte con criterio», fa notare il dottor Filipponi. Oggigiorno sentirsi sazi non è una cosa così scontata, anzi. Siamo talmente disconnessi dai nostri corpi che non sappiamo se siamo sazi e finiamo per rendercene conto soltanto quando abbiamo oltrepassato decisamente la soglia della sazietà, esagerando con l’introdurre cibo che non ci serviva.


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