Digiuno intermittente? Sì, meglio ancora se associato al protein pacing. Il segreto di una strategia vincente per la gestione del peso, secondo un nuovo studio pubblicato su Nature è racchiuso in una formula di 3 lettere: IF-P. Dove IF sta appunto per intermittent fasting (digiuno intermittente) e P per protein pacing, che in italiano potremmo tradurre con "ritmo di assunzione delle proteine". Ma di che si tratta esattamente?
La dieta del protein pacing è stata sviluppata da Paul Arciero, ricercatore in nutrizione sportiva e allenamento e autore di un best seller sull'argomento. È un regime alimentare che prevede il consumo di una quantità ottimale di proteine (circa 1,4 g per chilo di peso corporeo al giorno) a intervalli regolari, non solo a colazione, pranzo o cena ma anche durante gli spuntini. Secondo Arciero, infatti, se corre troppo tempo tra i pasti, il corpo passa dal mantenere o costruire massa muscolare magra a scomporla per ottenere carburante. Questo rende il protein pacing una dieta apprezzata soprattutto dagli sportivi (ma non adatta a tutti, ndr).
In uno studio recente, alcuni ricercatori dell’Arizona State University (USA) hanno messo a confronto 2 gruppi di partecipanti in sovrappeso o obesi: uno che seguiva un regime di digiuno intermittente e protein pacing (IF-P) e l'altro che aderiva a una dieta tradizionale a restrizione calorica (CR). Entrambi hanno consumato lo stesso numero medio di calorie settimanali. Tuttavia, il gruppo IF-P ha seguito uno schema alimentare specifico, consumando pasti ad alto contenuto proteico distribuiti uniformemente durante il giorno, insieme a periodi di digiuno che comprendevano anche le ore di sonno. Risultato: il gruppo IF-P non solo ha perso più peso corporeo e massa grassa rispetto al gruppo CR, ma ha anche sperimentato miglioramenti nella salute dell’intestino con una sostanziale riduzione dei sintomi gastrointestinali, come gonfiore, flatulenza e fastidio addominale.
Cosa determina questi cambiamenti? I ricercatori hanno scoperto che il mix tra digiuno intermittente e protein pacing ha fatto sì che nell'intestino si sviluppasse un microbioma diversificato e più equilibrato. In pratica sono aumentate le colonie di batteri benefici come Christensenellaceae, Rikenellaceae e Marvinbryantia, associati di solito a una corporatura magra e profili metabolici sani. E questi cambiamenti nella composizione del microbioma intestinale potrebbero aver contribuito alla perdita di peso e al miglioramento della sintomatologia intestinale. Lo studio ha poi evidenziato che il digiuno intermittente con proteine "a tempo" (IF-P) avrebbe causato anche un aumento dei livelli di alcune sostanze che favoriscono la perdita di grasso, il calo di peso e il funzionamento del sistema immunitario. Non è tutto, sono infine emerse differenze tra i gruppi che seguivano il digiuno intermittente con proteine (IF-P) e quello a restrizione calorica (CR) nei profili dei metaboliti, ossia le piccole molecole prodotte dai processi metabolici del corpo: il gruppo IF-P ha mostrato cambiamenti nei metaboliti legati alla scissione dei grassi e alla produzione di energia, mentre il gruppo CR ha evidenziato modifiche nei metaboliti associati all'utilizzo degli aminoacidi e ai meccanismi biologici che favoriscono la longevità.
Secondo lo studio il mix tra digiuno intermittente e dieta del ritmo di assunzione delle proteine potrebbe essere una strategia efficace per la gestione del peso e il miglioramento della salute intestinale. Ottimizzando i tempi dei pasti, l'assunzione di proteine e incorporando alcune ore di digiuno, si potrebbe favorire un microbioma intestinale più sano, con potenziali benefici per l'organismo. Anche se, come sempre in questi casi, è bene essere cauti e attendere ulteriori ricerche che aiutino a comprendere meglio le complesse interazioni tra dieta, microbioma e metabolismo.