Benessere Alimentazione

Vitamina K: a cosa serve e perché è importante nella dieta

Una sua carenza può evidenziarsi sotto forma di una maggior tendenza alla formazione di lividi e al sanguinamento delle mucose

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/28-09-2021/l-importanza-della-vitamina-k-nella-dieta-500.jpg L’importanza della vitamina K nella dieta


La vitamina K, detta anche naftochinone, fa parte delle vitamine liposolubili, ovvero quelle che vengono assorbite assieme ai grassi alimentari e accumulate nel fegato.
Ma a cosa serve questa preziosa vitamina?
Questo tipo di vitamina si classifica solitamente in vitamina K1 e vitamina K2. La prima è presente negli alimenti e serve proprio a far funzionare in modo corretto il sistema di coagulazione del sangue, mentre permette alle ossa di assorbire il calcio e quindi di essere più forti. La seconda, invece, viene prodotta nell’intestino dai batteri e arriva alle pareti dei vasi sanguigni, ma si può trovare anche in alimenti fermentati. C’è, infine, la vitamina K3, che è quella prodotta sinteticamente e contenuta in alcuni farmaci.
La vitamina K è essenziale nella coagulazione del sangue, contribuisce alla buona salute cardiovascolare, è importante nella mineralizzazione ossea, aiuta a prevenire traumi e fratture. Ecco dove trovarla
Se ormai conosciamo bene i rischi che derivano dalla carenza di molte vitamine e minerali, come la vitamina C, la vitamina D o il ferro, e ci adoperiamo a contrastarle attraverso una corretta alimentazione, di sicuro sappiamo molto meno del ruolo che riveste la vitamina K in termini di salute e prevenzione. “Scoperta nel 1936, la vitamina K, è stata da subito identificata come un fattore chiave nella coagulazione del sangue – spiega Flavia Bernini, biologa, nutrizionista -.
Una sua carenza può evidenziarsi sotto forma di una maggior tendenza alla formazione di lividi e al sanguinamento delle mucose. Inoltre, la vitamina K svolge un ruolo importante anche nel mantenimento della densità ossea, tanto che, un suo deficit, può essere associato a osteoporosi. In Europa le carenze negli adulti sono piuttosto rare e legate perlopiù a gravi problemi intestinali o cure antibiotiche prolungate. In alcune zone del mondo le carenze sono invece piuttosto presenti nei bambini”.

Vitamina K: come si trova
“La vitamina K è presente in due forme: la prima, la K1, ampiamente disponibile nei vegetali; e la seconda, la K2, sintetizzata dai batteri nell’ apparato digerente é presente nella carne, nei latticini e in tutti quei cibi in cui i batteri partecipano al processo di fermentazione”.
Quali sono gli alimenti più ricchi di Vitamina K ?
“Tutti i frutti e le verdure contengono quantità variabili di vitamina K, ma i vegetali a foglia verde, come cavolo nero, prezzemolo, spinaci e lattuga ne racchiudono le concentrazioni più elevate. Un’alimentazione che per qualche ragione escluda frutta e verdura, può comportare anche una vera e propria mancanza. Trattandosi di una vitamina liposolubile, ossia capace di sciogliersi nei grassi, sarà assorbita meglio se la assumiamo con grassi e oli, come ad esempio quando mangiamo una verdura cotta condita con olio extravergine d’oliva o una caprese con pomodoro e mozzarella. Tra gli alimenti il “Natto”, un cibo giapponese derivato dalla fermentazione dei fagioli di soia, ne contiene dei buoni quantitativi. Ci sono poi i cibi che aiutano l’intestino nella produzione di vitamina K, in particolare lo yogurt e il kefir: assicurano un buon ambiente alla flora batterica intestinale che la produce”.

Il fabbisogno giornaliero di Vitamina K
“Varia a seconda dell’età: a un anno sufficienti 10 microgrammi al giorno, a 15 anni arriva a 45 microgrammi. In età adulta, invece, si richiede di raggiungere un microgrammo di vitamina K per Kg di peso corporeo. In un uomo di 80 Kg ne occorrono quindi un minimo di 80 microgrammi. Se pensiamo che 100 grammi di spinaci ne contengono circa 480 microgrammi e 100 grammi di cavolo nero ne contengono 800 microgrammi, possiamo renderci conto di come sia facile raggiungere il fabbisogno giornaliero semplicemente con l’alimentazione e senza ricorrere a integratori o improbabili superfood”.


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