Cronaca Firenze

Carmelo Corso, l’autista catanese morto a Calenzano

Aveva già lavorato per l’Eni in veste di guardia giurata, nel suo passato anche esperienze da autista di bus turistici

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/11-12-2024/carmelo-corso-l-autista-catanese-morto-a-calenzano-500.jpg Carmelo Corso, l’autista catanese morto a Calenzano


Firenze - Carmelo Corso è una delle cinque vittime dell’esplosione di lunedì nel deposito Eni di Calenzano. Carmelo avrebbe compiuto 57 anni il prossimo 30 gennaio ed è l’unico siciliano, catanese di nascita, tra i lavoratori caduti nell’inferno di fumo e fiamme che ha sconvolto la vita a decine di famiglie e alla comunità locale. Nell’elenco delle vittime compare tra i tre autisti di autocisterne che si sono trovati coinvolti nello scoppio. Probabilmente l’uomo stava facendo il pieno e sarebbe entrato nello stabilimento appena quattro minuti prima del grande boato.

Il suo corpo è stato ritrovato già lunedì sera ma deve essere ancora identificato con l’esame del dna, come del resto avverrà per gli altri quattro deceduti. L’unico tra i suoi colleghi ad essere stato subito riconosciuto, e il primo ad essere finito sui giornali, è proprio Vincenzo Martinelli, suo concittadino di Prato. Non poco distante da quest’ultimo, nei pressi della pensilina oramai ridotta a uno scheletro di lamiere, sarebbero stati ritrovati anche i documenti e i presunti, almeno formalmente, resti appartenenti allo sfortunato Corso. L’uomo era uno stimato autista di autocisterne in forza alla Rat, il Raggruppamento autotrasportatori toscani che svolge la sua attività di trasporto merci conto terzi in tutto il territorio nazionale e internazionale con maggiore concentrazione nel Centro-Nord Italia. Il parco mezzi a disposizione permette di effettuare anche il trasporto del carburante petrolifero. Raggiunti al telefono, i colleghi dell’azienda che ha una sede pure a Calenzano, non hanno voluto rilasciare commenti ufficiali se non un addolorato «siamo troppo sconvolti per parlare, non c’è nessuno che adesso voglia farlo». Ma gli intervistati sopravvissuti allo scoppio nello stabilimento Eni, oramai trasformato in un deposito di macerie, lo descrivono come un «lavoratore di grande esperienza».

Sulle bacheche Facebook dei giornali toscani fioccano i commenti di dolore e condoglianze, di pensieri affettuosi e di rabbia: «Ciao Carmelo fai buon viaggio eri una bravissima persona», scrive Latif. Ma c’è anche chi si chiede perché un autotrasportatore non dipendente dell’Eni si trovasse a caricare il carburante: «Mi domando e chiedo: gli autisti che sono morti erano dipendenti dell’azienda? Se come immagino non erano dipendenti, perché si trovavano al posto di carico?», scrive Tiziano. Ma per queste domande saranno gli inquirenti a cercare una risposta. Carmelo Corso abitava dal 1993 a San Giorgio a Colonica, ma prima ancora risiedeva nella vicina Campi Bisenzio, segno che nella zona abitava sin da giovanissimo. Aveva già lavorato per l’Eni in veste di guardia giurata e aveva anche una lunga esperienza di autista di bus turistici. Poi era passato al settore del trasporto con autocisterna. Corso era conosciuto anche per la sua passione per il volontariato; era uno stimato donatore di sangue dell’Avis nella sede di Prato. Lo scorso settembre aveva ricevuto una speciale benemerenza, il distintivo d’oro con smeraldo, in occasione della Festa del donatore. Dal 1999 ad oggi aveva effettuato ben 108 donazioni. «Uno che non si risparmiava, lo ricordiamo bene», commentano alla sede dell’associazione dei volontari di Prato. Corso lascia la moglie Tamara e i figli Elena e Dario, due giovanissimi che conservano anche il suo sorriso, per come appare dalle sue poche foto pubblicate sui social. Per il lavoratore e per l’altro suo collega residenti a Prato, anch’egli vittima della terribile esplosione, la sindaca Ilaria Bugetti ha esposto la bandiera a mezz’asta partecipando al lutto regionale e invitando la cittadinanza a osservare un minuto di silenzio.


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