Cronaca Napoli

Il fratello di Emanuela Chirilli: “Non si può morire così in un b&b, ora vogliamo la verità”

La 28enne salentina è morta nell’incendio della struttura a Napoli in cui si era fermata per il compleanno di un’amica

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Napoli - “Emanuela era una ragazza fantastica. E non lo dico perché parlo di mia sorella”. Nicola Chirilli è appena uscito dagli uffici della Questura di Napoli dopo un colloquio con gli investigatori che indagano sulla morte di Emanuela, la ragazza salentina trovata cadavere nella stanza di un b&b nel capoluogo partenopeo all’alba di venerdì. Al fianco di Nicola, ci sono i genitori.

“Sono distrutti - spiega - come me del resto”. Mamma Debora e papà Piero non vogliono parlare né commentare la perdita della figlia, morta in un giorno di vacanza. Lontano da casa e dai propri affetti. L’illogicità di un dramma su cui sono state appena avviate delle indagini che si preannunciano lunghe e complesse. 

Nicola, invece, affronta il momento con lucidità e accetta di parlare a Repubblica. Trova la forza e, soprattutto, le parole per metabolizzare, per qualche minuto, il dolore. Senza perdere di vista il ricordo e l'affetto per la sorella. “Emanuela - racconta - era una ragazza come tante della sua età. Si divertiva, le piaceva viaggiare ma aveva la testa sulle spalle. Ed era tanto tanto buona”. 

L’ultimo contatto pochi giorni fa quando Nicola ha sentito la sorella per telefono. “Mi ha chiamato per sincerarsi sulle mie condizioni di salute perché da giorni non mi sentivo bene, ma non mi ha detto nulla di una sua imminente partenza”. Che Emanuela si trovasse a Napoli, non lo sapeva nessuno in famiglia. Fino a venerdì mattina. Quando i carabinieri si presentano in casa dei genitori. Con voce flebile e testa bassa, i militari comunicano che la loro adorata figlia è morta poche ore prima: soffocata, probabilmente dalle esalazioni, in un b&b, circa 450 chilometri lontano.

“Forse era partita in aereo - dice ora Nicola - pare dovesse festeggiare il compleanno di un’amica ma non abbiamo neppure certezze al riguardo”. Una tragedia assurda su cui saranno gli accertamenti della procura partenopea a fare piena luce. Resta l’amarezza per una vita spezzata così giovane. A 28 anni non ancora compiuti. Con modalità che pretendono le dovute spiegazioni. Il timbro di voce di Nicola cambia repentinamente. Frustrazione e rabbia prendono il sopravvento sul dolore e il ricordo. “Non si può morire in una stanza di un b&b - dice - è assurdo, vogliamo sapere cosa sia effettivamente accaduto perché siamo distrutti”.

Emanuela era una ragazza con tanti sogni ancora da realizzare: amante del mare e dei viaggi, per circa sei mesi aveva frequentato il Cefass di Lecce, il centro di formazione per il profilo di tecnico per la cura e l'assistenza all'infanzia. E per stare vicina ai bambini, faceva la responsabile della biberoneria di un villaggio turistico in Salento. “A breve avrebbe dovuto sostenere un colloquio di lavoro a Roma - confida Nicola - aveva tanta voglia di darsi da fare”. D’altronde non era stata facile la vita per Emanuela. E voleva riemergere con volontà e impegno. Seppur così giovane, aveva dovuto affrontare tante difficoltà. Originaria di Cursi, un paese nel circondario di Maglie, da tempo viveva da sola. Si era trasferita a Lecce, in un appartamento condiviso con altre ragazze. Che l’attendevano dopo una breve vacanza a Napoli. Finita invece in tragedia.


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