Cronaca Adrano

Incidente braccianti, ad Adrano per i funerali di Rosario e dei due Salvatore

L’Arcivescovo Renna: “Salvo, Rosario, Salvatore, siete voi i nostri veri eroi”

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Adrano, Catania - Una piazza gremita e una Chiesa Madre altrettanto colma di persone per dare l’ultimo saluto oggi pomeriggio, ad Adrano, a Rosario Lucchese, 18 anni, Salvatore Lanza, quasi 60enne e a Salvatore Pellegriti, 56 anni, le tre vittime del tragico incidente avvenuto lunedì scorso sulla Statale 194 in territorio di Carlentini. Il minivan su cui viaggiavano insieme ad altri sei colleghi, dal rientro di una giornata lavorativa trascorsa negli agrumeti di Francofonte, si è scontrato con un camion il cui autista avrebbe perso il controllo del mezzo finendo sulla corsia opposta e quindi contro quel pullmino. Il giovane Rosario Lucchese, che lascia una compagna in attesa di un bambino, è deceduto durante il trasporto in ospedale mentre gli altri due colleghi sono morti sul colpo.

La comunità adranita, profondamente scossa per la perdita dei conterranei, non ha voluto mancare alla celebrazione del rito funebre che è stato officiato dall’arcivescovo di Catania monsignor Luigi Renna. Particolare commozione per la bara bianca ricoperta da rose bianche e blu di Rosario Lucchese: a portare il feretro gli amici del giovane che indossavano una maglietta bianca. Tanto dolore e tante lacrime per i tre sfortunati braccianti la cui vita è stata spezzata sulla strada. 

L’Arcivescovo Renna: “Salvo, Rosario, Salvatore, siete voi i nostri veri eroi” 

“La dignità più grande – osserva l’arcivescovo Renna, che ha officiato le esequie – è quella di chi ha i calli alle mani. Quella di chi, come onesto lavoratore, mette a repentaglio la propria vita, alzandosi presto al mattino, percorrendo molti chilometri, lavorando sodo e poi ritornando a casa con soldi puliti che sono frutto del proprio lavoro. Chi lavora onestamente oggi – come hanno lavorato Salvatore, Rosario e Salvatore – sono i nostri veri eroi in una società che esalta altri tipi di lavoro che tali non sono. Per cui, dico alle mogli, ai figli, dico a Ludovica la compagna di Rosario, siate sempre orgogliosi di queste persone che sono morte con le mani pulite. Nell’omelia, il presule catanese ha sottolineato i sacrifici e le difficoltà di chi nel mondo del lavoro agricolo cerca di trovare un’occupazione.

“Si sa quanto deve penare un bracciante per trovare un lavoro – osserva Luigi Renna – e per trovarlo con tutti i diritti che vengano loro riconosciuti. Non sappiamo perché ciò è accaduto. Gli inquirenti troveranno risposte. Noi pensiamo alla loro stanchezza, al loro sonno interrotto troppo presto la mattina, alla durezza del lavoro e alle nostre strade che spesso sono disastrate. La precarietà che circonda il lavoro dei braccianti va sempre denunciata. E qui tutti quanti dobbiamo sentirci corresponsabili, soprattuto noi che guardiamo alla politica che deve poter sempre organizzare il bene comune e la speranza. E mai deludere…Cari nobili braccianti di Adrano, fate sì che i vostri diritti siano sempre riconosciuti”. Conclusa la cerimonia funebre, prima dell’uscita delle bare, è stata letta una nota commovente scritta dalla figlia di Salvatore Lanza: “Papà, quando ieri ho ricevuto quella maledetta telefonata – scrive Piera Lanza – mi è crollato il mondo adesso. Eravamo così felici dopo la proposta di matrimonio che mi ha fatto Michele. Ora, papà, chi mi accompagnerà all’altare?…Nel giorno della Festa del papà, avrei voluto abbracciarti. Non posso farlo con le mie braccia, perciò lo faccio col cuore. A te devo tutto, sei il mio orgoglio”. Poche parole, intrise di profonda commozione, da parte del sindaco Mancuso. Il primo cittadino ha prima ringraziato l’arcivescovo Renna, vicino alla comunità adranita sin dal primo minuto, poi ai sindacati che hanno fatto sentire la loro vicinanza alle famiglie delle vittime, ai sindaci siciliani che hanno inviato messaggi di cordoglio. “Siate orgogliosi dei vostri cari – ha detto Mancuso ai parenti delle tre vittime – perchè Salvatore, Rosario e Salvatore hanno lasciato in questa città profumo di umiltà. Ai familiari dico che ora c’è un impegno, non di Fabio Mancuso ma delle istituzioni: “Non vi lasceremo da soli. Mai”.


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