Bergamo - La speleologa bresciana Ottavia Piana è uscita dalla grotta di Bueno Fonteno dove era rimasta intrappolata sabato scorso a causa di un incidente. Ad attenderla un elicottero che la trasferirà probabilmente all’ospedale di Bergamo per una valutazione del suo stato di salute. «L’ultimo tratto è stato percorso più velocemente del previsto, grazie alla preventiva rimozione delle ostruzioni in vari punti della grotta e per la scelta fatta dai dottori di evitare soste prolungate», aveva comunicato nella tarda serata di ieri il Soccorso alpino che si sta occupando delle operazioni di salvataggio.
«Adesso Ottavia è in buone mani», sottolinea Giorgio Pannuzzo, speleologo e amico di Ottavia Piana. Per lui è come la chiusura ideale di un cerchio: era con lei quando si è fatta male sabato pomeriggio, ed era insieme a lei quando è stata accompagnata fuori dalla grotta tre ore dopo la mezzanotte di oggi (mercoledì 18 dicembre) e verricellata a bordo dell’elicottero per il trasporto in ospedale. «Più passava il tempo più lei era stanca e dolorante. Ma sentiva l’esterno che si avvicinava», aggiunge Pannuzzo, prima di scambiare un sorriso con Claudio Forcella. È il presidente di Progetto Sebino, dal 2006 impegnato nella mappatura della grotta Bueno Fonteno: «Volevo esserci nel momento in cui veniva portata in salvo, non potevo mancare», rivela Forcella.
«Ottavia è in salvo», gioisce anche Alberto Gabutti, della direzione del nazionale del Soccorso alpino e speleologico, aprendo la porta del centro operativo mobile allestito nel campo base. «È uscita in questo momento, alle 2.59, finalmente dopo quattro giorni ce l’abbiamo fatta. Sta in condizioni stabili, ora è tutto un altro discorso. È fuori e potrà essere curata nel modo più opportuno. È stato un intervento complicato ma che ha dato i suoi frutti». Soddisfatto dell’esito dell’operazione - che ha impiegato quasi 120 tecnici con turni suddivisi in 15 ore e una presenza costante di almeno 20 tecnici in grotta - anche Corrado Camerini, medico e delegato del Soccorso alpino speleologico della Lombardia: «È andato tutto bene, il recupero è stato lunghissimo perché grotta e condizioni cliniche ce lo imponevano. Ottavia ha sopportato molto bene il trasporto, che si è svolto regolarmente senza troppi imprevisti nonostante le molte difficoltà. Siamo stati efficaci». Quanto al tempo impiegato: «È stato un lavoro ben fatto. Anche se l’analisi grezza può far pensare che ci abbiamo messo tanti giorni – conclude Camerini – in realtà erano proprio quelli che servivano».
«Uscita dai cunicoli, è stata spostata su una barella più adatta e tirata su con un verricello. Verrà fatta una valutazione rapida e sarà trasferita verosimilmente in traumatologia», aveva anticipato il medico Corrado Camerini, delegato del Soccorso speleologico lombardo e il responsabile dell’intervento. Ieri i Vigili del fuoco del Nucleo speleo fluviale del comando di Bergamo avevano provveduto a bonificare l’area di discesa dell’elicottero, mettendo in sicurezza il sentiero che portava alla piazzola dove sarebbe arrivata un’ambulanza nel caso in cui il decollo dell’elicottero non fosse stato possibile. L’ultimo miglio del percorso di risalita è stato dunque percorso velocemente. Già nel pomeriggio la barella aveva superato la metà del tragitto, mancando circa un chilometro all’uscita (dei quattro totali).
«Bisogna sempre tener presente che Ottavia ha traumi e probabili fratture in varie parti del corpo, gambe, torace, faccia, che hanno provocato un inevitabile rallentamento delle operazioni. Al momento comunque non ci sono emergenze», aveva aggiunto Camerini. Va poi detto che le diagnosi fin qui fatte sulla salute della trentaduenne bresciana scontano un’approssimazione. «È evidente che la diagnostica che si può fare in grotta non è quella di una tac o risonanza magnetica di un ospedale». Quanto all’alimentazione «abbiamo usato degli integratori, gel energetici che normalmente usano ciclisti e maratoneti. Il vantaggio è che forniscono calorie e sali minerali senza sovraccaricare lo stomaco». Ci sono i medici e ci sono i tecnici. Nel corso di un incontro in Prefettura a Bergamo fra tutte le componenti istituzionali dei soccorsi era stato fatto il punto sull’attività di recupero. «I passaggi impervi devono essere resi più ampi anche con cariche esplosive», ha spiegato il Prefetto in una nota. «L’abbiamo fatto qualche decina di volte — ha raccontato Felice La Rocca detto Fochino, 68 anni, disostruttore del Soccorso alpino —. Si è valutata la roccia, si considerati i venti di grotta e le polveri sottili che possono finire sulle persone».