Monreale, Palermo - Come ci salutano i nostri figli quando escono di casa? “Ciao, papà. Ciao, mamma. Ci vediamo più tardi.” Lo stesso rituale di sempre. Quello che, sabato sera, avranno ripetuto anche quei tre ragazzi di Monreale. Solo che a casa non sono più tornati. Diciotto colpi di pistola. Un diverbio banale. Uno scontro verbale con un gruppetto di bulli. Un’assurda sentenza di morte. Tre ragazzi perbene, uccisi per una battuta. Ma in che mondo stiamo crescendo i nostri figli? Possiamo impegnarci, educarli, dar loro regole, ma fuori, oltre la porta di casa, c’è la giungla. I bulli sono armati. Pistole, coltelli. Combattono una guerra personale contro se stessi e contro il mondo che pure li accoglie. E noi, come possiamo fermare questa deriva? Serve un intervento forte dello Stato.
News Correlate
È inconcepibile che un ragazzo di diciannove anni possa girare armato nei luoghi della movida, libero di sparare su innocenti come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma tutto ciò non può essere mai normale. Servono più controlli. Servono regole chiare. In un mondo liquido, dove tutto è ingannevolmente perseguibile, servono più “no”. Servono educazione, cultura, senso civico. Serve partire dalle famiglie, dalle scuole. Da tutte le famiglie, da tutte le scuole. Serve, proprio ora, quell’esercito di maestre elementari che Bufalino invocava dopo le stragi di mafia del ’92. Noi oggi non combattiamo più contro la mafia delle stragi. Oggi siamo in guerra contro una delinquenza senza regole, che fa stragi di ragazzi e ragazze, pubblicizzando la propria barbarie sui social network. Serve la cultura della legalità. Serve educare alla civiltà. Quella che non abbiamo mai voluto costruire. Perché siamo tutti bravi a postare sui social le foto degli eroi antimafia, siamo i primi della classe a scendere in piazza e professare resistenza ideologica su violenza varia e di genere, ma poi il venerdì corriamo dagli spacciatori a comprare erba, hashish e cocaina. Gli stessi che girano con una 7.65 in tasca, con la matricola raschiata, pronti a uccidere i nostri figli. È così che la combattiamo, l’illegalità? Ecco perché non avremo mai un futuro migliore. Perché siamo gli artefici e i primi sostenitori di un presente che é una montagna di merda. Oggi, a Monreale, una strage per futili motivi. Ieri, ragazzi e ragazze uccisi per gelosia, per amore, per un’ossessione. Abbiamo fallito. Tutti.