Piazza Armerina, Enna - Sono ancora tanti gli interrogativi aperti sul caso della 15enne di Enna che 5 giorni fa si è tolta la vitaimpiccandosi dopo la scuola. La famiglia non crede al suicidio e sottolinea che al momento del ritrovamento del corpo, la porta di casa era aperta.
News Correlate
Si aggiunge alle "prove" di un omicidio, pista sostenuta dai parenti, anche il famoso bigliettino d'addio scritto a mano e trovato sul luogo della tragedia. Secondo i familiari, la grafia non sarebbe quella della 15enne di Enna. Al Corriere della Sera, il Procuratore Rocco Cosentino ha spiegato che gli inquirenti sono intervenuti per ricostruire i retroscena di "un fatto oggettivo", ossia il suicidio dell'adolescente trasferitasi dal Nord Italia circa un anno fa.
"Partiamo da un fatto oggettivo, una ragazza che si è tolta la vita – ha sottolineato -. Abbiamo un fascicolo aperto contro ignoti per istigazione al suicidio, la famiglia adombra dubbi che noi abbiamo annotato per approfondimenti".
"Non si può dire che escludiamo ipotesi alternative al suicidio perché non è così. Non scartiamo la ricostruzione della famiglia e non procediamo con i paraocchi. Il dato di partenza per ora è il suicidio, poi se dalle indagini dovessero emergere altri ipotesi aggiorneremo di conseguenza l'iscrizione del reato". Il Procuratore ha spiegato quindi che gli inquirenti hanno raccolto la ricostruzione alternativa dei familiari. "Ma è chiaro che un conto sono i loro dubbi, un conto le indagini" ha affermato. L'ipotesi è che la 15enne si sia tolta la vita dopo una discussione con alcune compagne di classe avvenuta durante l'intervallo. Dietro l'episodio, ci sarebbe anche l'ombra del revenge porn con la diffusione di video e foto che avevano come protagonista la minore. Sul luogo del ritrovamento del corpo è stato trovato un bigliettino scritto a mano, ma secondo i familiari la grafia non sarebbe quella dell'adolescente deceduta.
Sul caso indaga la procura minorile di Caltanissetta, per la quale è Procuratore Rocco Cosentino, arrivato dopo 17 anni alla Procura di Palmi e 4 alla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
"Sulla ricostruzione dei fatti una grossa mano ce la darà l'autopsia, prevista per mercoledì – ha ribadito -. I genitori erano sconvolti quando la figlia è morta. Abbiamo sequestrato il bigliettino d'addio nell'immediatezza dei fatti: la famiglia sostiene che non sia stato scritto dalla ragazza, noi per confermare o escludere questo abbiamo bisogno di accertamenti sulla grafia. Va dimostrato, insomma, e siamo ancora a inizio indagini". Sull'appello ad eventuali testimoni, il Procuratore ha spiegato di averlo rivolto "in maniera generica" e di essere sicuro che qualcuno conosce particolari importanti sul caso che ancora non sono nelle mani degli investigatori. "Mi stupirebbe il contrario. Non stiamo parlando di mafia, parliamo di adolescenti. Mi aspetto che qualcuno, pensando e ripensando, superi la ritrosia iniziale e decida di raccontare qualche dettaglio che ci aiuti a capire e ricostruire il tutto". Si indaga anche sul litigio avvenuto tra i banchi di scuola attraverso la raccolta delle testimonianze. "Se c'è stata quella discussione – spiega – è oggettivamente difficile che sia stata l'unica cosa a scatenare il proposito suicida. Bisogna arrivare alle radici del singolo episodio". Sempre secondo le prime ipotesi investigative, dietro la lite tra adolescenti vi sarebbe proprio il famoso episodio di revenge porn, della quale però non si hanno ancora prove. "Abbiamo ancora molte persone da sentire – chiarisce a tal proposito il Procuratore – e un lungo lavoro di verifica da fare anche attraverso gli accertamenti sui dispositivi della ragazza". Per quanto riguarda l'ipotesi di bullismo, il Procuratore ha fatto sapere che le indagini verteranno anche sulle precauzioni previste dalla legge per il contrasto al fenomeno. "Verificheremo se ci sono state – ha affermato -. Pià che altro per capire in quale contesto ci muoviamo".