Roma - L’intervento era programmato alle 14.20 e ad Agata Margaret Spada nessuno aveva dato indicazioni sulla necessità di presentarsi a stomaco vuoto. Così, prima di entrare nello studio medico di Marco e Marco Antonio Procopio per sottoporsi a una rinoplastica, la 22enne — partita la mattina stessa da Siracusa — aveva consumato un panino e una coca. Un dettaglio forse ininfluente, che però conferma quello che sembra un quadro generale di approssimazione, all’interno del quale la ragazza ha poi perso la vita, il 7 novembre, al culmine di tre giorni di coma.
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I due chirurghi Procopio, padre e figlio, sono indagati per omicidio colposo. La forma che sta prendendo questa vicenda di presunta «colpa medica» potrebbe però costare loro nuove accuse. I carabinieri del Nas hanno acquisito nell’appartamento riadattato ad ambulatorio, in via Cesare Pavese all’Eur, tutta la documentazione amministrativa del centro estetico per metterla a confronto con le autorizzazioni necessarie in base alla normativa regionale. In parole semplici: le prescrizioni variano in base al tipo di interventi effettuati. Se sono solo «ritocchi» con sostanze da iniettare, piccoli interventi o operazioni più invasive. Sul proprio sito lo studio medico pubblicizza la chirurgia estetica, quella non invasiva e quella ricostruttiva. E, al di là del caso della 22enne, il pm Erminio Amelio vuole capire se l’ambulatorio fosse attrezzato a gestire correttamente ogni paziente, se i due chirurghi si appoggiassero a una clinica per gli interventi più complessi, e l’ambulatorio fosse dotato di tutte le apparecchiature o i farmaci di emergenza per fronteggiare «imprevisti» e complicazioni.
Non è chiaro se il tipo di intervento al quale si sarebbe dovuta sottoporre la 22enne prevedesse anche delle incisioni e in quale fase si sia manifestato il presumibile choc anafilattico che le è costato la vita. I primi quesiti medici avranno una risposta dall’autopsia in programma oggi all’istituto di medicina legale di Tor Vergata. Poi bisognerà attendere i risultati degli esami tossicologici, che chiariranno il tipo di sostanze iniettate sul volto di Margaret. Se fosse «semplice» filler, se già la prima iniezione contenesse anestetici e quali le controindicazioni. Secondo il racconto del fidanzato, che l’aveva accompagnata ed era nella stanza adibita alle attese, la ragazza si è sentita male poco dopo essersi seduta sulla poltrona dell’intervento. Inutili i tentativi di rianimarla sul posto.
L’altra parte che manca alla completa ricostruzione dei fatti è la cartella clinica dove sarebbero dovuti essere annotati i dati della paziente, conservato il suo consenso informato, raccolte le analisi propedeutiche all’intervento. Niente di tutto questo è stato trovato, a sostegno del discorso iniziale sulla gestione «familiare» del centro medico. Dove oltre ai due chirurghi c’erano la compagna del figlio e la moglie del padre a svolgere le mansioni amministrative e di segreteria. Margaret Spada aveva inviato via WhatsApp gli esami del sangue e un ecocardiogramma ma nessun ulteriore controllo sul posto le sarebbe stato richiesto. Il racconto del suo fidanzato, contenuto nella denuncia presentata dai genitori della vittima, è solo il punto di partenza delle indagini, che cercano riscontri anche negli scambi di messaggi avvenuti nei giorni precedenti, quando la ragazza, convinta da un video su TikTok che quello fosse il posto giusto per realizzare il suo desiderio estetico, aveva preso contatti con i Procopio.
Il centro medico pubblicizzava una tecnica innovativa appresa da Marco Procopio nei suoi anni in Brasile, che in 20 minuti (e con 2.800 euro) avrebbe rimodellato il naso della 22enne. Tante come lei si sono affidate a questa soluzione. Anche l’altro figlio, Raffaello, ha un centro estetico poco distante, non è coinvolto nell’inchiesta, ma per l’inevitabile confusione sul cognome lamenta di aver già ricevuto oltre 200 disdette. Intanto, sui sigilli del Nas, sulla porta dell’appartamento in via Pavese, era stato sovrapposto un cartellone giallo che invitava a riprogrammare gli appuntamenti per un problema tecnico. Gli affari prima di tutto.