Calenzano, Firenze - È stato identificato il corpo di una delle persone morte nell’esplosione di Calenzano. La vittima farebbe parte della lista delle cinque persone che mancano all’appello, due morti e tre dispersi, tutti operai che stavano guidando le autocisterne. Nella lista ci sono un operaio originario di Catania di 57 anni, un operaio di Napoli di 62 anni, un operaio originario della provincia di Novara di 49 anni, un operaio nato in Germania ma italiano di 45 anni e un operaio di Matera di 45 anni.
Lo stabilimento di Calenzano svolge attività di ricezione ricezione, deposito (stoccaggio) e spedizione di benzina, gasolio e petrolio (kerosene). Tali prodotti arrivano nel deposito di Calenzano tramite due oleodotti collegati con la Raffineria Eni di Livorno, per venire quindi stoccati in serbatoi atmosferici cilindrici (a tetto fisso o galleggiante) in attesa dell’invio alle pensiline di carico delle autobotti.E’ quanto emerge dalle informazioni sul sito Eni di Calenzano tratte dalla scheda dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).La gestione delle operazioni di riempimento dei serbatoi e di carico delle autobotti – è riportato dalla descrizione sintetico dell’Ispra – viene effettuata tramite una sala controllo. Nello stabilimento, che occupa una superficie di 170.300 metri quadrati sono dislocate le seguenti principali aree di lavoro: parchi serbatoi; pensiline di carico autobotti (ATB); sale pompe; impianto antincendio; terminale di arrivo dell’oleodotto; impianti di misurazione fiscale; impianti di recupero vapori dalle pensiline di carico ATB; impianto di trattamento acque; cabine elettriche, impianti elettrici e strumentazioni varie.
Il testimone
«Stavo lavorando, ho sentito un boato e i vetri delle finestre sono schizzati sul mio volto provocandomi ferite alla fronte, per fortuna non gravi. Sapevamo che quest’area era pericolosa, ma non fino questi punto». A parlare è Nicolas Magnolfi, 29 anni, un operaio che stamattina stava lavorando in un’azienda di prodotti chimici a 50 metri dall’incidente avvenuto nella raffineria Eni a Calenzano. Nicolas ha detto di essersi conto di «quanto era successo solo una volta che – spiega – ho visto il fuoco dappertutto e la nubedi fumo. Poi sono subito scappato via».