Ceccano, Frosinone - Una tragedia nella tragedia a Ceccano. Una donna è morta di crepacuore durante i funerali del marito, detenuto in Albania e deceduto per presunto arresto cardiaco. Sonia Zattini, 63 anni, ha accusato il malore fatale al tanto atteso arrivo del feretro di Cristino Trapani, 64 anni, davanti alla chiesa di santa Maria a fiume. L’ultimo saluto alla donna è stato rivolto ieri, alle ore 15, all’indomani delle drammatiche esequie del coniuge.
LA RICOSTRUZIONE
Quest’ultimo, come riferito dalla direzione delle carceri, «è deceduto il 19 novembre 2024 presso l'ospedale oncologico "Madre Teresa" di Tirana, intorno alle 11:30, a seguito di arresto cardiaco». Il 64enne, camionista, era stato condannato il 16 novembre 2022 a una pena di 8 anni per produzione e traffico di stupefacenti. La sentenza del tribunale distrettuale era stata confermata appena due mesi fa dalla corte di giurisdizione generale. Dal 28 ottobre scorso, però, Cristino Trapani era ormai ricoverato per linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) nel centro ospedaliero dell’Ievp di Scutari. Era recluso nell’Istituto per l’esecuzione delle decisioni penali, situato nella cittadina del nord Albania. A seguito di analisi e controlli, era stata disposta una biopsia nel reparto oncologico dell’ospedale della capitale albanese. Avrebbero potuto accertare, dopo venti giorni, se si trattasse di un’infiammazione o, peggio, un tumore. A seguito del trasferimento, però, le condizioni del degente si sono aggravate e il suo cuore avrebbe smesso di battere ancor prima dell’operazione.
L’EPISODIO
La moglie si è sentita male e accasciata l’altro ieri mattina, verso le 10.30, prima che la bara fosse estratta dal carro funebre per l’ingresso nel santuario mariano. Ormai cianotica, priva di conoscenza, è stata immediatamente soccorsa dai presenti nella massima disperazione di familiari e amici. Uno di loro, in attesa dell'ambulanza, le ha anche praticato un massaggio cardiaco. Il viaggio della speranza, purtroppo, non è servito a strapparla alla morte. La notizia del decesso, presso l’ospedale Spaziani di Frosinone, sarebbe poi circolata soltanto dal primo pomeriggio. La comunità si è subito stretta attorno all’indicibile dolore dei figli e di tutti i loro cari. I funerali di Cristino Trapani sono stati officiati da don Andrea Lombardo, vice del parroco, don Sebastian Chirayath. È stato poi quest’ultimo, nel pomeriggio di ieri, a rivolgere l’estremo saluto a Sonia Zattini. «Attendeva il dissequestro e rientro della salma da ormai due settimane, dopo mesi terribili per via della detenzione del marito. Per tanti giorni - ha accentuato il parroco nell’omelia - ha dovuto aspettare con grande dolore l'arrivo del suo sposo Cristino per dargli l’ultimo saluto e oggi siamo qui per dare l’ultimo saluto a lei. La sofferenza di Sonia e della sua famiglia, soprattutto dei suoi figli Ilaria e Gabriele: la vicenda umana di questa nostra sorella ci ha provocato, ci provoca e continuerà a provocarci sul senso della vita, sulle mete del nostro cammino, sul perché delle prove». Don Sebastian ha ritratto Sonia come una donna sempre pronta a sacrificarsi per il prossimo. «Ha camminato, come dice il salmo, in una valle oscura - ha concluso - La voglia di vivere e le prove sono divenute sempre più pesanti per lei, soprattutto negli ultimi tempi. Sonia era una donna umile, buona, pensava sempre prima agli altri e poi a sé stessa. Siamo tutti consapevoli delle fatiche di Sonia. Voleva entrare nel santuario da sola con la bara del suo sposo, ma non ha retto al troppo dolore che aveva».
IL PENITENZIARIO
Il Comitato europeo contro i trattamenti inumani o degradanti (Cpt), proprio quest’anno, ha denunciato pessime condizioni di vita anche nel carcere di Scutari. «Numerosi danni idraulici causati da perdite nelle tubazioni dei bagni - recita il report dell’ultimo sopralluogo - che hanno portato alla formazione di muffa verde e nera su parte delle pareti. Carenze strutturali, tra cui il basso numero di assistenti e condizioni di vita ristrette, con stanze miste rispetto al genere e minori sistemati insieme agli altri adulti, determinavano un livello di supervisione da parte del personale incompatibile con la gravità delle disabilità, sia fisiche sia intellettive, di diversi residenti e la sorveglianza necessaria per prevenire episodi di violenza».