Rivoli, Torino - «Ho avuto il privilegio di essere trattato con grande umanità e di ricevere un’attenzione che è andata ben oltre le cure cliniche. Nei momenti difficili, della diagnosi e poi dell’intervento, ho ricevuto un’assistenza sanitaria di altissimo livello e non solo. Nonostante il contesto, infatti, sapendo che sono un libero professionista, mi hanno messo nelle condizioni di poter lavorare durante tutto il periodo di ricovero. È stato essenziale». A dirlo è il signor Alberto, cinquantenne piemontese protagonista di una vicenda che dimostra quanto, ancora oggi, in una società ultramoderna e multi-connessa, il destino continui a giocare un ruolo fondamentale nella vita delle persone. Arrivato al pronto soccorso di Pinerolo (Torino) per via un forte dolore al fianco e di sangue nelle urine, l’uomo viene sottoposto a ecografia, dalla quale emerge un fatto straordinario. Il corpo di Alberto ospita un raro tumore al rene di quasi quattro chili di peso e così grande da occupare gran parte della cavità addominale destra, comprimendo gli organi adiacenti. «Parlare di lavoro e di denaro in un momento così tragico della propria vita può sembrare un inappropriato ma «chi lavora in proprio può capire – conclude l’uomo -. Se fossi stato costretto a fermarmi, oltre a preoccupazione e malattia avrei anche subito importanti danni collaterali che, invece, in questo modo sono riuscito a evitare».
Dopo la diagnosi di tumore il signor Alberto è stato trasferito all’ospedale di Rivoli (Torino) dov’è stato sottoposto a un delicato intervento di nefrectomia radicale, con l’asportazione del rene e del surrene. Un’operazione delicata per via della grandezza della massa e realizzata da una equipe multidisciplinare di cui hanno fatto parte Salvatore Stancati, direttore dell’urologia dell’Azienda sanitaria locale To3, Stefano Guercio, responsabile dell’urologia di Pinerolo, Mauro Garino, direttore della chirurgia generale dell’ospedale di Rivoli, e molti altri collaboratori, tra anestesisti e infermieri, tutti, comunque, afferenti al dipartimento di chirurgia, diretto da Andrea Muratore.
L’intervento è stato eseguito a cielo aperto in considerazione dell’estensione della neoplasia e dei suoi stretti rapporti con altri organi e grandi vasi sanguigni. Dopo otto giorni di degenza post-operatoria, il paziente è stato dimesso, sta bene, continua a essere seguito dalle cure multidisciplinari uro-oncologiche dell’Asl To3 e, alla TAC total body eseguita pochi giorni fa - a tre mesi dall’intervento chirurgico - non presenta recidive ed è in ottime condizioni fisiche. «La diagnosi di tumore del rene spesso è casuale e, come in questo caso, arriva dopo un’ecografia eseguita per i motivi più disparati – spiega il dottor Salvatore Stancati –. Individuare una neoplasia in uno stadio precoce ha molti vantaggi, compresa la possibilità di intervenire in maniera meno invasiva possibile». A volte, però, le cose vanno diversamente. Come nel caso del signor Alberto, «la cui assenza di sintomi si è protratta per molto tempo, lasciando alla massa il tempo di crescere – conclude il medico -. In questi casi l’intervento può essere molto complesso e richiedere competenze cliniche diverse per assicurare un buon risultato: e infatti, la sinergia con i colleghi è stata essenziale».