Messina - Viviana Parisi era inseguita dai suoi incubi mentre correva con il piccolo Gioele in braccio, sotto choc per l'incidente appena avuto in galleria. Da sola: non c'era nessun uomo o animale a inseguirla nella sua corsa verso il traliccio dell'Enel di 3 metri, da cui si lanciò. E’ questo l'esito dell'autopsia effettuata dalle università di Palermo e Messina sul cadavere della donna, che fu ritrovato cinque giorni dopo il suicidio, l’8 agosto dell’anno scorso. Resta invece il mistero sulla morte del figlio Gioele di 4 anni: ciò che è rimasto del corpicino, ritrovato il 19 agosto, consente solo di escludere anche per lui l’aggressione. Nessun trauma alla testa: la madre potrebbe averlo soffocato prima di suicidarsi?
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Che avesse disturbi psichici non curati è una certezza documentata dai certificati medici, anche recenti, repertati dai pm. "La paziente riferisce di sensazioni di sconforto e crisi d’ansia legate al particolare momento di lockdown" riporta un referto di marzo. A fine giugno una vista in pronto soccorso a causa di un’indigestione di farmaci per il "trattamento dei disturbi psicotici”, assunti senza prescrizione: Viviana, infatti, non risultava in cura in alcun reparto psichiatrico. Poi gli strani post su Facebook: “È come se avessi incontrato la matrigna cattiva e fossi scappata nel bosco nascondendomi dal mondo".
Il marito Daniele Mondello, papà di Gioele, ha sempre sostenuto che la moglie mai e poi mai avrebbe fatto del male al bambino e rigetta con forza l'ipotesi dell'omicidio-suicidio". Da esami e accertamenti specialistici condotti dai consulenti di parte da lui nominati, tra cui il criminologo Carmelo Lavorino, emergerebbe una “messinscena criminale” con i due che sarebbero morti per asfissia, soffocati in un pozzo da qualcuno che avrebbe poi spostato i corpi in tempi diversi - quelli del loro rinvenimento - per depistare le indagini. In questo caso, il folle sarebbe un altro. E sarebbe ancora in giro.