Per la prima volta sono state scoperte prove dirette dell'uso di sostanze psicotrope nei rituali dell'antico Egitto tolemaico: i ricercatori hanno, infatti, svelato dettagli invisibili a occhio nudo all'interno di un vaso rituale risalente a oltre 2.000 anni fa. Lo studio, coordinato da Enrico Greco, professore di chimica dell'ambiente e dei beni culturali presso l'Università di Trieste, con la collaborazione fra il Tampa Museum of Art e la University of South Florida, l'Università di Milano ed Elettra Sincrotrone Trieste, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports (Nature Group) e supportato dal Consorzio Europeo di Infrastrutture di Ricerca CERIC-ERIC.
I ricercatori hanno svelato dettagli invisibili a occhio nudo all'interno di un vaso rituale risalente a oltre 2.000 anni fa. Basato su prove scientifiche dirette, lo studio è il primo esempio documentato dell'uso intenzionale di psichedelici nei rituali egizi per indurre visioni oniriche, stati meditativi e comunicazione con il divino e dimostra una conoscenza sofisticata degli antichi egizi delle risorse naturali e dei loro effetti sulla mente umana.
Secondo una ricerca della university of South Florida, gli antichi Egizi facevano uso di alcol e sostanze stupefacenti oltre 2000 anni fa. La prova sarebbe contenuta in una tazza, che ha più di 2000 anni, utilizzata probabilmente per un rituale magico, al cui interno sono state trovate tracce di sostanze psicotrope, alcol e fluidi corporei, un sorta di cocktail da bere forse durante un rituale legato alla gravidanza e alla fertilità.
Il professor Davide Tanasi, dell’Università del South Florida, ha pubblicato la sua scoperta sulla rivista Scientific Reports che si basa per l’appunto sull’analisi effettuata su una tazza, donata nel 1984 al Tampa Museu of Art e decorata con l’immagini di Bes, dio associato alla fertilità e ai riti magici.
Finora gli studiosi ritenevano che la tazza venisse usata per contenere acqua vino o birra, ma gli studi hanno scoperto molto di più. In seguito alle analisi è stato estratto il DNA presente nelle pareti interne della tazza, che conteneva un mix potente di sostanze stupefacenti, droghe psichedeliche, alcol e altri fluidi corporei. Il cocktail era poi aromatizzato con miele, pinoli, semi di sesamo e uva, usata per donare alla bevanda il tipico colore rossastro per richiamare quello del sangue. Secondo Tanasi questo intruglio di alcol e droghe veniva utilizzato per richiamare una potente divinità egizia, come dimostrano le analisi ma anche alcuni documenti scritti ritrovati.
Il professor Tanasi ha presentato questa scoperta con grande entusiasmo, spiegando di aver individuato tutte le componenti chimiche presenti nella tazza oggetto di studio, comprese le piante usate dagli antichi Egizi con proprietà medicinali e psicotrope. Brano van Oppen, curatore di arte greca e romana al Tampa Museum of Art, ha detto che questa ricerca spiega quali fossero i rituali magici nel periodo greco-romano in Egitto. Gli egittologi ritenevano che le persone visitassero la Bes Chambers a Saqqara proprio per chiedere di avere una gestazione di successo, poiché le gravidanza in quei tempi erano spesso a rischio. Questo cocktail di droghe e alcol serviva forse per creare un ponte con l’aldilà e chiedere l’intercessione di una divinità durante un rituale magico per una gravidanza fortunata.