Cultura Il personaggio

Che fine ha fatto Tom Waits?

Dieci anni senza un disco, 13 senza un tour: il musicista ha ceduto il passo all'attore

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/07-12-2021/che-fine-ha-fatto-tom-waits-500.jpg Tom Waits inquadra un rospo su un muro, è ufficialmente il suo primo e unico selfie


 Roma – In un mondo di influencer, blogger, social media e immagini spammate online come se non ci fosse un domani, spicca il profilo Instagram di Tom Waits. Che lo ha aperto a fare? Nel suo caso la domanda giusta è: per dimostrare che cosa? Tom Waits è l’opposto dell’attuale, il contrario della moda. E’ contro. E' contro senza urlare, in silenzio. Le pagine Facebook e Twitter sono chiaramente gestite dall’etichetta discografica, la Anti- col trattino (che significa appunto “contro”), e che compare infatti accanto al nome tra parentesi. Quattro post di numero negli ultimi mesi: avvisi legati a qualche playlist o a qualche omaggio reso da un altro artista. Una manciata in un anno, tra cui uno dello stesso social manager che gli fa gli auguri. Mai un video o una foto inedita. Già nel 1992, dopo il Best Alternative Award Bone Machine, ci abituò a lunghe e improvvise sparizioni musicali. Allora qualche critico disse che aveva chiuso con lo showbiz, a cui era del resto stato sempre estraneo. Un giornalista americano lo avvistò al lavoro come meccanico in una officina di San Francisco: studiava i rumori musicali, che avrebbe riproposto qualche anno più tardi. Aveva ancora solo 43 anni e l’assenza, da palchi e sale d’incisioni, ne durò 7: fino a Mule Variations, entrato di colpo tra i dischi cult della sua carriera musicale.

Da allora il cappellaio matto ha continuato ogni tanto a sfidare i timpani della sua nicchia di fan, mollando definitivamente gli ormeggi puliti dell’arrangiamento per sperimentare registrazioni semi amatoriali all’aperto e nei posti più disparati, cercando di far rivivere la musicalità insita nei suoni e nei ritmi delle città e delle campagne in cui viviamo. Jazz e swing erano già tempo un pallido ricordo, ma c’è chi l’ha seguito ancora, affascinato da una ricerca artistica senza precedenti e susseguenti. Waits ha provato a spiazzare e allontanare ancora il suo pubblico, passando senza soluzione di continuità da un esacerbato groviglio di punk rock ed heavy metal, alle ballad acustiche più lente e struggenti. Ha continuato a fare ciò che aveva sempre fatto: estrarre dal cappello nuove Variations armoniche, creature mutanti come un virus di una poetica tutta sua. Vendere meno dischi possibili: sembrava diventato questo il suo obiettivo. Forse lo era davvero. Come quando nel 2002 fece uscire nello stesso momento due cd separati, Blood Money e Alice: un suicidio commerciale in base a ogni teoria di marketing. Salvo 4 anni dopo pubblicarne uno triplo, Orpahns. Le poche copie vendute sarebbero comunque bastate e avanzate alla piccola Anti- Records, con cui s’era accasato ripudiate le major (“qui ho trovato dei puri”). Poi la Anti- col trattino è diventata famosa, è cresciuta e oggi è una casa discografica alternativa ma riconosciuta. E Tom Waits è scomparso un’altra volta. Quello musicale. Perché, nel frattempo, se n’è affermato lentamente un altro, quello cinematografico. La dimensione filmica è sempre stata il fondale in cui si muoveva il primo: la quinta è diventata quintessenza.

C’è stata solo un’occasione in cui è ricomparso, da musicista, dall’ultimo cd del 2011 Bad as me: l’addio alla tv a David Letterman, il 14 maggio 2015. Fu il re degli anchor man ad accorgersi nell’83 del talento di quel cantore undergroung e a trascinarlo nel suo salotto, come un artista noto. Era un ragazzo timido, introverso e fuori posto Tom. Anche David contribuì a scafarlo. Una stima diventata negli anni amicizia fraterna. Da allora Waits ha partecipato in televisione solo al Letterman show, quando incideva un disco. Nell’ultima apparizione, 6 anni fa, è un signore anzianotto ma brillante, sicuro di se, coprotagonista con George Clooney di una simpatica gag in studio. Solo per David - che quella sera volle raccogliere tutti i suoi amici - Tom si è scomodato, riapparendo dal vivo al grande pubblico, sul piccolo schermo. Da musicista. Componendo per l’amico quella che a tutt’oggi è la sua ultima canzone: Take one last look (nel video allegato in coda). Uno di quei brani tristi e malinconici, “di Natale”, che solo Waits è in grado di comporre fregandosene degli ascolti. Dai un ultimo sguardo al posto che lasci, dice il testo. Parole d’addio, perfette per il commiato di Letterman. Ma anche per il suo. Forse quel brano era rivolto un po’ anche a se stesso. Da allora il sipario, sul Tom Waits musicale, è calato di nuovo.

Ogni tanto esce ancora qualche articolo, ma su riviste di settore, magari per celebrare l’anniversario di un album o una canzone, o lanciare un concerto tributo da qualche parte. Le sole news aggiornate su Waits ormai arrivano dal cinema, tanto che molti lo conoscono ormai più come attore che come musicista. Un set con pause e ciack è meno faticoso, e lui è nato personaggio. La prima apparizione, nei panni di un pianista da bar, già nel ’78 in Taverna Paradiso, sfortunato esordio alla macchina da presa di Sylvester Stallone. Poi una lunga serie di minuscoli camei, intramezzata da suggestive colonne sonore, nei film di Francis Ford Coppola e Jim Jarmusch. Da Daunbailò, in cui recita a fianco di Roberto Benigni, le parti iniziano a diventare sempre più consistenti: è coprotagonista con Jack Nichilson e Maryl Streep del crudo Ironweed di Hector Babenco; è nel cast de La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam; l'autista di limousine in America Oggi di Robert Altman; Babenco lo richiamerà per Giocando nei campi del Signore; Coppola per la parte di Renfield in Dracula; Jarmusch in Coffee and Cigarettes con Iggy Pop; Gilliam per il ruolo del Diavolo in Parnassus. Solo per citarne alcuni. Tutti sodalizi diventati unioni spirituali: chi ci lavora ci diventa amico, e lo rivuole, nella buona e nella cattiva sorte delle diverse pellicole. Le ultime, nel 2018, sono importanti: è il cercatore d’oro de La ballata di Buster Scruggs dei fratelli Coen e membro dell’attempata gang di Old Man & the Gun, con cui Robert Redford ha salutato le scene. L'ultimo, Licorice Pizza, l'ha girato quest'anno con Sean Penn, Bradley Cooper e Ben Stiller: sarà proiettato nelle sale nel 2022, purtroppo solo negli Usa. 

La verità è che Tom, quello musicale, ormai non ce la fa più a cantare. Forse è già tanto che respiri. Anche Bad as me non è stato accompagnato da un tour: è dal 2008 che non ne fa uno. Nonostante dichiari di aver smesso da decenni di bere e fumare, le corde vocali sono precipitate in un abisso infernale di ruggine e catrame da cui è impossibile da risalire. E’ lui stesso che l’ha voluto, facendone un marchio di fabbrica. Oggi, a 72 anni, non ha più l’energia che richiede il suo stesso stile, intenso e aggressivo. La forza fisica di cui hanno bisogno le interpretazioni dei suoi sgolati blues può reggere qualche pezzo, non un concerto intero. Recitare è più comodo e meno impegnativo. Quanto ai dischi, ha capito che per non venderli deve smettere di farne. A proposito: oggi, 7 dicembre, è il suo compleanno. Non tutti, negli anni 70, avrebbero scommesso che ce l’avrebbe fatta. Ma lo dicevano pure del suo amico Keith Richards. Tanti auguri, buon vecchio Tom.

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