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Favola sulla felicità, ovvero del circuito del 99

Il Re chiamò il ciambellano: “Voglio sapere perché quell'uomo è così felice. Scopri il suo segreto!”

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C'era una volta un Re, molto ricco e potente. Il suo regno si estendeva a perdita d'occhio e i suoi confini non erano noti. Il Re era ricco di ogni ben di dio, ma una inquietudine lo attraversava ogni mattina.
Gli mancava qualcosa che lo rendesse felice.
Ma cosa?
Aveva tutto, nulla gli era negato, eppure si sentiva privo di una cosa che gli facesse provare la felicità.

Si affacciava nella grande veranda della reggia, al primo piano, e passeggiava nervosamente. Un fatto in particolare lo rendeva inquieto.
Un falegname, tutte le mattine, si recava al lavoro attraversando il corso principale del paese, lambendo la reggia. Uomo allegro, spensierato, povero in canna, andava al lavoro canticchiando.

Il Re notò quell'uomo, povero, senza famiglia, solo, ma felice a un primo intuito.

Che strano! Il Re così inquieto e infelice, il falegname così sereno e in pace.

Il Re iniziò a tormentarsi: cosa ha lui che io non ho?! Io sono ricco, potente, venerato, lui non è nessuno...

Il Re chiamò il ciambellano: “Voglio sapere perché quell'uomo è così felice. Scopri il suo segreto!”

“Sire, sarete accontentato”.

Il ciambellano assoldò dei ladri, che nel pomeriggio fecero un colpo a casa del falegname.

La sera l'umile artigiano tornò a casa da lavoro e trovò la serratura forzata. “I ladri!”

Ma cosa mai avrebbero potuto rubare? Lui era povero!

Il falegname entrò, e tutto era al suo posto.

Le poche, umili cose della sua dimora non erano state toccate. Non c'erano soldi, non c'era nulla da rubare. Che strano! I ladri, forse, si erano resi conto che avevano sbagliato a tentare un furto in quella casa.

Il falegname, sollevato, andò a letto, e sdraiandosi sentì un rumore sotto il materasso. Si sporse e trovò un sacco sotto il letto.

Aprì.

Monete d'oro!

Tantissime monete d'oro zecchino.

Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, novantasei, novantasette, novantotto, novantanove...

Ne mancava una per arrivare a cento. Forse era caduta.

Il falegname riprese a contare: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7...98, 99.

Si era persa una moneta.

Chi l'aveva rubata?

Non era sotto il letto, non era in casa!

Le monete d'oro erano 99...

Il falegname non dormì tutta la notte.

Era turbato. Dei ladri erano entrati a casa sua di nascosto e gli avevano lasciato sotto il letto 99 monete d'oro. Ma dove era la centesima moneta?

L'indomani il falegname andò al lavoro. Nascose le monete sotto un mattone, chiuse a chiave la casa e si recò nella bottega.

Non rideva, non cantava, era nero in viso.

Il Re si affacciò dalla veranda.

Vide quell'uomo candido, semplice e povero, distrutto in volto.

“Ciambellano! A rapporto!”

“Subito, Sire, eccomi al vostro cospetto”.

“Ciambellano, come avete fatto a rendere infelice il falegname?”.

“Semplice, Sua Maestà. Anche lui, come voi, è entrato nel circuito del 99”.


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