Scicli - Il 31 ottobre 1601, xv indizione, a causa della morte di don Mariano Trombatore alias Corbo, oratore e beneficiato di uno jus patronatus in una cappella della Chiesa di S. Maria della Pietà alias La Nova a Scicli, presente il notaio verbalizzante nell’aula capitolare della chiesa secondo la formula canonica “ad sonum campanelle”, si riuniva in seduta plenaria la Confraternita di Santa Maria la Nova di Scicli con i rettori e i cappellani. Erano testimoni al rogito notarile Mariano Mastretta, Mariano di Vona, Calcerano Zisa, Ambrogio Sammito e Vincenzo Caccamo, tutti personaggi che avevano ricoperto cariche importanti nell’università della Città.
Il nome su cui far convergere i voti era quello di don Pompilio Vaccaro. Appena decisa all’unanimità la sua elezione, sarebbe stato informato il Vescovo di Siracusa per la spedizione del privilegio che avrebbe consentito a don Pompeo di godere dello stesso trattamento, delle stesse prerogative e rendite di cui aveva goduto il suo venerabile predecessore defunto.
Uno dei confrati più importanti che guidò la cordata favorevole al Vaccaro fu senz’altro Fabio Giluso ma non mancavano, fra i componenti della confraternita, altri nomi eccellenti come Guglielmo Xifo, Vincenzo Carrera etc…
Di quale jus patronatus si trattava?
L’incipit dell’atto, molto oculatamente ponderato dal notaio, recitava così:
“Cum olim per q/dam mag/rum paulum de javatto fuisset construttum fattum et edificatum quoddam jus patronatus et altare intus ven/ ecclesiam Sante Marie de Pietate alias La Nova subtus jnmagine santissime passionis virginis Marie de Pietate sub vocabulo Sancte Marie de Pietate cui altari et juri patronati dotavit et constituit oz unam et # sex juris census debendi quolibet anno et jncappellanum et oratorem ordinasset et qonstituisset q/dam donnum gentilem de tranchitta cum patto lege et condicione quod in casu mortis jpsius mag/ri pauli et dit/ ven/ gentilis qonfratres dicti ven/ qonfraternitatis Sante Marie la Nova deberent alium cappellanum et oratorem ditti altaris et juri patronatus eligere et presentare: quos qonfratres suos heredes jnsituissent et ordinassent quo ad eleptionem preditti pro ut latius de premissis omnibus et alijs qontinetur virtute cuiusdam donat/ stipul/ jn attis q/dam not/ pauli de faylla die 20 januarij v ind/ 1471 ad quem et quod dittus jus patronatus et benefitium ad presens ob mortem donnj marianj de trumbatore aliter corbo vacavit et vacat et electio et presentatio eligendi oratorem cappellanum et benefitiatum ditti altari et juri patronati spectat ad dittos qonfratres ditte ven/ ecclesie Sancte Marie de Pietate alias La Nova ereditario ditto nomine.”
In buona sostanza il notaio nell’atto faceva la storia del privilegio prima di ratificare l’investitura.
Nel lontano 20 gennaio 1471, quinta indizione, presso il notaio Paolo Failla di Scicli il magister Paolo de Javatto aveva fondato uno jus patronatus su un altare da lui fatto costruire nella chiesa di Santa Maria della Pietà alias La Nova di Scicli.
Paolo Giavatto dotava il nuovo altare con un censo di onza una e tarì sei, una somma cospicua e non solo nel 1471. Indicava il primo cappellano in don Gentile Tranchitta e, in seguito, alla morte di questi nominava erede di tale ius patronatus la confraternita di Santa Maria La Nova, gravandola dell’onere di nominare essa un oratore ogni volta che fosse stato necessario.
Per questo ora la Confraternita si era riunita e adempiva la volontà dell’antico testatore.
L’atto in sé non sarebbe stato importante in quanto, a quei tempi, la nomina di un oratore era molto frequente se nel rogito il notaio con scrupolosità tutta notarile non avesse dato un’informazione preziosa sicuramente destinata a sconvolgere non solo la storia della Confraternita di Santa Maria la Nova ma anche la storia della pietà popolare della città.
L’altare sul quale il magister Giavatto fondava il privilegio aveva la presente dedicazione “Santa Maria della Pietà, subtus jnmagine santissime passionis Virginis Marie de Pietate”.
Quest’atto è così segnalato dall’arciprete Carioti nelle sue “Notizie storiche”, vol. II a pag. 395:
“Nel cabreo di questa chiesa (S.Maria La Nova, ndt) leggesi un beneficio fondato da Paolo Giavatto a 20 gennaro, 5 indizione, 1471 nell’atti di notar Paolo Failla alla Madonna della Neve, che è quella statua di marmo in questa chiesa e lo riferisce il notar Niccolò Damiata in una elezione seguita a 6 dicembre 15 indizione 1571, nel 1484 in notar Giuliano Stilo a foglio 107, nel 1518 a 3 ottobre a foglio 17 in notar Bartolomeo Terranova e sotto li 11 aprile 1530 a foglio 15. Evvi un altro patronato nell’antica cappella di san Lazaro, come mantiensi sino adesso, di cui ne dà contezza il notar Guglielmo Marsala a 26 marzo 1571 e 9 aprile del 72.”
Ho svolto un controllo sui protocolli indicati da Carioti in special modo su quelli del Notaio Terranova che sono fra i più reperibili e completi giunti fino a noi. Gli atti segnalati sono andati perduti. In notaio Terranova ho però ritrovato notizie dello ius patronatus di san Lazzaro che fu costituito con rogito del notaio Paolo Failla del 21.5.1488 nella chiesa di Santa Maria La Nova di Scicli.
Carioti, è dunque provato, aveva altre informazioni sulla veridicità delle quali mi permetto di dubitare. Con molta probabilità il Nostro Arciprete non consultava personalmente i protocolli dei notai segnalati perché, se lo avesse fatto, avrebbe dato notizia dello ius patronatus di san Lazaro già esistente in un atto del notaio Terranova dell’11 luglio 1531 e non, come invece fa, in atti molto più tardi quali quelli rogati dal notaio Guglielmo Marsala risalenti agli anni settanta del Cinquecento.
Carioti nella notizia sopra riportata si preoccupava di specificare che la Madonna indicata nell’atto di jus patronatus rogato da Paolo Failla nel 1471 è la Madonna della Neve. Dal rogito notarile testé esaminato quest’informazione non appare proprio, anzi ne appare un’altra ben più importante e cioè che nella chiesa di S. Maria della Pietà alias la Nova di Scicli nel 1471 esisteva già un altare dedicato alla Vergine della Pietà della Santissima Passione di Cristo, in sintesi alla Vergine Addolorata. Il fatto poi che la Confraternita nel 1565 avesse commissionato a don Antonino Lo Monachello un “sepolcro” troverebbe una giustificazione logica, alla luce delle ultime scoperte archivistiche, visto che già un altare esisteva dedicato alla Madonna della Passione.
L’atto di elezione dell’oratore si concluse sottolineando la preoccupazione della Confraternita di lasciare una nota per i posteri.
È davvero curioso che il canonico Giovanni Pacetto, abituale conoscitore ed estimatore dell’opera di Carioti, non abbia speso un rigo nel suo libro di memorie al riguardo, acceso forse da una sterile acrimonia verso la Confraternita di Santa Maria la Nova, lui canonico della Collegiata rivale di San Bartolomeo Apostolo di Scicli.
La devozione alla Vergine Addolorata, dunque, a Scicli e nella chiesa di Santa Maria La Nova rimonta a molto prima del Cinquecento.
La “Madonna della neve”, spesso additata impropriamente come “Pietà di marmo”, nulla ha a che fare, allora, con lo ius patronatus del magister Paolo Giavatto.
Il documento ritrovato apre tuttavia uno squarcio su un’ipotesi, neppure tanto peregrina, avanzata da Padre Ignazio La China a pag. 257 del suo libro “Appunti per una storia della pietà popolare a Scicli” secondo la quale il vero titolo della Chiesa di Santa Maria la Nova sia stato, in effetti, sempre quello di Santa Maria della Pietà e mai della Natività di Maria. Titolo di Santa Maria della Pietà declinato forse, come ora sembra, poi in tutti i misteri della teologia mariana: dalla Natività di Maria, all’Annunciazione, dalla Visita alla cugina Elisabetta, alla Santissima Passione.
Crediti:
Archivio di Stato di Ragusa, sezione di Modica, notai di Scicli
Carioti A., Notizie storiche della città di Scicli, Edizione del testo, introduzione e annotazioni a cura di Michele Cataudella, Comune di Scicli, 1994
La China I., Appunti per una storia della pietà popolare a Scicli, Editrice Sion, 2008
Pacetto G., Memorie istoriche civili ed ecclesiastiche della città di Scicli, a cura di Antonio Sparacino, Edizioni Grafiche Santocono, 2009
Un uomo libero., Antonino Lo Monachello, artista e contemplativo in ragusanews del 14.4.2020
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