Cultura Firenze

"Il libro autografato da Sciascia è di mio padre"

Il giallo su come sia potuto finire nella spazzatura

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Firenze - “È di mio padre quel libro e mi piacerebbe recuperarlo, sarebbe un regalo alla memoria”. Nel centenario della nascita di Leonardo Sciascia, c’è un volume autografato dallo stesso scrittore siciliano che è stato sottratto da un cassonetto, di quelli gialli della carta. Firenze, via Cairoli, zona stadio, Campo di Marte. Il salvataggio è di un anno o due fa. Ma la consapevolezza di aver levato dal macero e dal capolinea di un oblio sicuro quella copia de’ “Il giorno della civetta”, prima edizione Einaudi, anno 1961 oltretutto con una dedica nelle prime pagine dello stesso Sciascia, Lorenzo Zambini, ex candidato a sindaco di Sesto Fiorentino (battuto da Lorenzo Falchi al secondo turno) e consigliere in quota Pd della Città Metropolitana, l’ha avuta soltanto qualche giorno fa.

Quando, dopo aver letto articoli sull’autore di Cadido e Todo modo, nato l’8 gennaio 1921 a Racalmuto, è andato a vedere nella libreria di casa quali romanzi possedesse dello scrittore: “Sfogliando Il giorno della civetta c’erano delle sottolineature a matita e delle note a margine - spiega Zambini - che non erano mie così mi è tornato in mente che quello era uno dei libri recuperati dalla scatola abbandonata accanto al cassonetto della strada dove abito”. Via Cairoli appunto.

“È di mio padre quel libro e non so come possa essere finito nei rifiuti” spiega Vito Zagarrio, 68 anni, docente universitario al Dams di Roma 3 e regista cinematografico. A suo padre Giuseppe, “A Peppino affettuosamente” come scrive Sciascia nelle prime pagine del libro, era dedicata quella copia del romanzo pubblicato da Einaudi. Peppino Zagarrio era molto legato a Scicli e a Cava d'Aliga, e lo stesso vale per il figlio Vito, la cui mamma ha compiuto 100 anni lo scorso settembre. 

Ma come il libro sia finito a quel capolinea, è ancora un mistero tutto da indagare. “Davvero non ho idea. Ho pensato anche che mio padre che è morto nel 1994, qui a Firenze, potrebbe averlo prestato a qualche vicino di casa...”. Senza prove però questa resta una delle tante ipotesi. Ci sono tanti incroci in questa storia. Proprio in via Cairoli dove abita Zambini, ha abitato il professor Giuseppe Zagarrio, poeta e critico letterario oltre che amato professore del liceo classico Galileo, siciliano come Sciascia e amico dello scrittore. “Sciascia veniva a casa nostra in Sicilia assieme a Gesualdo Bufalino” ricorda il figlio Vito che adesso nell’appartamento di famiglia a Campo di Marte sta catalogando una parte della biblioteca letteraria del padre. I Zagarrio hanno infatti casa a Cava d'Aliga, frazione rivierasca di Scicli. 

“È il suo centenario e abbiamo diverse iniziative in programma” prosegue. Sciascia e Zagarrio erano entrambi del 1921. E Vito, frugando nei cassetti di casa ha scovato un romanzo inedito del padre che verrà presto pubblicato: “Si intitola “Un vento” e parla di una rivolta in una zolfara, mio padre era marxista e molto interessato alle lotte dei lavoratori. Raccontava che fece leggere quel romanzo a Elio Vittorini che gli suggerì delle modifiche al testo che lui però non voleva fare. Così rinunciò alla pubblicazione: io ho pensato di pubblicare il dattiloscritto”. Ma chi ha buttato via Il giorno della civetta? “Non ne ho davvero idea. Anni fa abbiamo donato alla Biblioteca Nazionale di Firenze cinquemila libri della collezione di poesia, adesso altri di letteratura li doneremo a Enna e alla biblioteca di Ravanusa in provincia di Agrigento che porta il nome di mio padre Giuseppe. Mai ci sogneremmo di buttare in un cassonetto dei libri e poi, figuriamoci, un libro con una dedica di Sciascia men che meno”.

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Il poeta e critico letterario che aveva fatto di Firenze la sua città è venuto a mancare nel 1994, ma negli anni successivi la casa ha continuato ad essere abitata dalla famiglia. Qualcuno potrebbe aver fatto pulizia e per errore aver buttato in una scatola assieme a gialli e romanzi rosa anche un Sciascia? “Mi sembra improbabile e poi romanzi rosa mio padre non ne aveva” risponde il professor Vito. Dunque? Si finisce con un desiderio: “Sarebbe davvero bello se la persona che ha ritrovato quel libro me lo riconsegnasse perché ha per me un valore alla memoria di mio padre. Potremmo organizzare una iniziativa culturale pubblica in cui si festeggia il salvataggio del Giorno della civetta e la riconsegna alla famiglia Zagarrio”.


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