Leonardo Sciascia nacque, cent’anni fa, in una delle cento isole nell’isola: quella del latifondo e delle miniere, della tracotanza mafiosa e del rovello pirandelliano. E lui che definiva la sua terra “irredimibile” perché troppo l’amava e perciò se ne scorava, fu l’ultimo dei grandi scrittori siciliani a tenere in vita l’utopia di una fiera diversità antropologica, di un’isola laboratorio del pensiero critico e vigile osservatorio del “contesto”.
News Correlate
Sarà in libreria dal 14 gennaio il nuovo libro di Antonio Di Grado e di Barbara Distefano "La Sicilia di Leonardo Sciascia".
Da quell’isola, Sciascia non si allontanò mai, se non per brevi periodi. Dall’aula scolastica di Racalmuto alle carceri dello Steri, dalla zolfara di Assoro alla casa di viale Scaduto, il volume propone un itinerario di luoghi indelebili per la biografia di Sciascia, alternando l’analisi delle tracce che essi hanno lasciato nei testi dello scrittore al racconto di ciò che sono diventati oggi.