Cultura Ragusa

Le trincee da difendere: testimonianze storiche a Marina di Ragusa

Le trincee, documento tangibile della Seconda guerra mondiale



Ragusa - Passeggiando lungo il primo tratto del lungomare Bisani, recentemente riqualificato, lo sguardo attento non può non accorgersi della presenza di spaccature lungo la scogliera che caratterizza la linea di costa. In realtà quelle fenditure dall’aspetto regolare e decisamente geometrico, ferite profonde della costa rocciosa, sono un’importante testimonianza del nostro recente passato, sono delle trincee, documento tangibile della Seconda guerra mondiale. Esse si integrano con la scogliera mimetizzandosi perfettamente, facendo parte di un più ampio sistema difensivo costituito da altri presidi, come le casematte o i bunker, presenti in ordine sparso nel territorio più arretrato. Tale organismo di difesa, decisamente sottodimensionato rispetto alla forza bellica del nemico, era presente sia in provincia di Ragusa che nelle altre province di Siracusa e di Caltanissetta, territori di frontiera, le cui coste furono tra le prime in Sicilia ad essere investite dall’operazione “Husky”, avvenuta con lo sbarco angloamericano nel luglio del 1943. Proprio al fronte, là nelle trincee, si forma la “comunità dei compagni” come condizione di sopravvivenza, in cui il singolo uomo cerca la condivisione e il conforto, riconoscendosi negli altri per non sentirsi solo, per superare l’angoscia e la paura ma soprattutto per accettare il suo tragico destino.

Nel piccolo mondo delle trincee, il soldato è costantemente in compagnia della morte, poiché si rischia la vita per recuperare il corpo di un compagno, si soffre nel vedere i cadaveri insepolti che diventano nulla con il passare del tempo e c’è chi si dà la morte per non cadere nelle mani dell’odiato avversario. Dunque questi luoghi meritano il giusto riconoscimento in quanto custodi di storie personali, di rapporti umani consolidati, di esperienze tragiche condivise, ma soprattutto del grande sacrificio di quei soldati che hanno perso la vita per difendere il loro popolo, il loro Paese, la propria identità culturale.

Le due trincee presenti a Marina di Ragusa appartengono alla specifica tipologia detta “a tenaglia”, caratterizzata da una planimetria a zig-zag simmetrico, una sorta di linea spezzata regolare, chiara ascendenza del consolidato sistema bastionato di rinascimentale memoria, nel quale l’inclinazione ad angolo ottuso del tracciato consente di incrociare il tiro sul nemico e di evitare quello d’infilata. Inoltre la loro struttura è costituita non solo dal fossato, il corridoio di camminamento con le pareti rivestite in opus incertum, ma anche dai ricoveri, piccolissimi ambienti, utili per consentire ai soldati non impegnati nella vigilanza il riparo dalle intemperie e il riposo.

Di questi spazi protetti, costruiti come nicchie, ne rimane integro soltanto uno, coperto da una volta a botte a sesto ribassato formata da conci di pietra calcarea. Nonostante anni addietro tali strutture difensive fossero state valorizzate dalle istituzioni locali tramite semplici interventi di pulizia, di scerbatura e con la presenza di segnaletica specifica d’interesse storico, ad oggi le due trincee, prive di indicazioni, versano in uno stato di totale abbandono, caratterizzato dalla presenza di vegetazione selvatica: tutto ciò stride inequivocabilmente con il brillante intervento di riqualificazione del lungomare! Credo sia necessaria una riflessione da parte degli organi competenti, affinché si facciano carico dell’attuale situazione prima che sia troppo tardi: alle due strutture militari andrebbe applicata la normativa inerente alla tutela dei beni culturali, attraverso il riconoscimento del loro valore storico e tramite interventi di protezione, di conservazione e di valorizzazione ai fini di pubblica fruizione.

Innanzitutto sarebbe prioritaria un’azione conservativa comprendente la manutenzione, con operazioni di pulizia e scerbatura, e il restauro, con la messa in sicurezza e il consolidamento delle strutture murarie, finalizzato al recupero dei beni in questione. Successivamente, l’azione di protezione consentirebbe di delimitare le aree interessate, tramite una recinzione che garantisca la salvaguardia e l’integrità materiale dei manufatti, mentre l’intervento di valorizzazione richiederebbe un’illuminazione adeguata, la sistemazione di segnaletica specifica e di pannelli didattici per promuoverne la conoscenza.

Seguendo queste procedure, oltre ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e di fruizione pubblica, si concorrerebbe sicuramente a preservare la memoria della comunità locale e a promuovere lo sviluppo della cultura! Se consideriamo la normativa specifica, il Codice dei beni culturali e del paesaggio, possiamo notare che nella parte prima, inerente alle disposizioni generali, l’articolo 11 al comma 1 indica i beni oggetto di specifiche disposizioni di tutela, precisando alla lettera i) le vestigia della Prima guerra mondiale e non quelle del successivo conflitto bellico. Quindi la questione delle trincee potrebbe rientrare in quei beni culturali tutelati dall’articolo 10, che al comma 3 lettera d) fa riferimento alle cose immobili che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia militare.

Ad ogni modo, i manufatti in questione fanno parte dei beni culturali da tutelare, considerando che l’articolo 2 al comma 2 recita: “Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà”. Preso atto della valenza culturale, l’intervento di riqualificazione del lungomare non si potrà definire completo fino a quando non verranno recuperate le due trincee, poiché accanto alla bellezza deve sempre convivere la memoria storica: senza quel cruento passato non ci sarebbe stato il nostro confortevole presente. In un’epoca come la nostra, non si ha la piena consapevolezza di cosa possa significare vivere in guerra, visto che i diversi conflitti presenti nel mondo avvengono fortunatamente ancora fuori dal nostro Paese. Probabilmente le persone anziane avranno qualche sbiadito ricordo di quei funesti avvenimenti, diversamente per i giovanissimi la guerra rimane forse qualcosa di astratto, talmente lontana dalla loro quotidianità che sembra appartenere al mondo del cinema o a quello virtuale dei videogame.

Ecco allora emergere l’importante ruolo che tali testimonianze storiche rivestono: ci ricordano che nel nostro territorio la guerra c’è stata e che avviene purtroppo ancora oggi ad un passo da noi, considerato l’attuale scenario internazionale, ma anche che la pace non è scontata, non è una condizione che si conquista per sempre, piuttosto bisogna salvaguardarla giorno dopo giorno per garantirne l’esistenza.


© Riproduzione riservata