Cultura Scicli

“Mamma, sono vivo”. Una lettera lanciata dall’aereo sul Pisciotto

Durante un volo diretto nel Mediterraneo, Giuseppe chiese al pilota dell’aereo da guerra di virare sulla Fornace Pisciotto di Sampieri, e appena riuscì il sorvolo lanciò una lettera diretta a sua madre



Scicli - 1939. Era da poco scoppiata la seconda guerra mondiale, e lo sciclitano Giuseppe Padua dalle basi aeree del Continente partiva in missione nel Canale di Sicilia. Maresciallo dell'aeronautica, armiere artificiere, Giuseppe avrebbe partecipato a diverse battaglie aeree, e anche alla battaglia di El Alamein, in Nordafrica. Non c’erano telefonini, non c’erano i telefoni, e la mamma di Giuseppe, a Donnalucata di Scicli, non sapeva se suo figlio fosse ancora vivo o fosse stato ucciso in un combattimento aereo. Durante un volo diretto nel Mediterraneo, Giuseppe chiese al pilota dell’aereo da guerra di virare sulla Fornace Pisciotto di Sampieri, e appena riuscì il sorvolo lanciò una lettera diretta a sua madre. Un contadino, qualche giorno dopo, scorse quella busta tra i filari della sua vigna, rintracciò la madre del militare, che viveva a Donnalucata, gli consegnò le parole, commosse e preoccupate del figlio.

Giuseppe Padua è morto nel 2018 poco prima di compiere 101 anni.
Tra i racconti più impressionanti quello della sua fuga in treno durante un rastrellamento nazista. Chiese a un parroco, che viaggiava nel suo vagone, di potersi nascondere sotto il sedile di legno, approfittando della larga veste talare per celare la sua presenza. Gli andò bene.
Le Vie del Signore sono infinite.


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