Roma - “E’ un bene per il cinema italiano. Paola Cortellesi ha osato facendo un film fuori dalla norma rispetto ai film in cui è stata solo attrice. Produttori e distributori sottovalutano spesso il pubblico. È molto prepotente e presuntuoso pretendere di conoscere i gusti del pubblico”. Nanni Moretti spende parole di approvazione per il successo di C’è ancora domani, campione d’incassi della stagione, ma si mostra generoso anche con i ricordi privati, i gusti cinematografici, le memorie dei suoi set al festival “Linea d’ombra” di Salerno, davanti alla platea della Sala Pasolini che lui ricorda come cinema Diana, “la mia famiglia passava le vacanze dove mia madre veniva assegnata come membro esterno delle commissioni per gli esami di maturità. Un anno venne assegnata a Nocera e scoprimmo Vietri – racconta Moretti - dove poi siamo venuti a villeggiare per qualche anno”.
Un assaggio del passato privato del regista, che ha raccontato tanto della sua vita professionale, fin dagli esordi. “Era molto complicato quando ho cominciato a fare i miei primi cortometraggi, farli e farli vedere. C’erano queste pizzette da due minuti e mezzo, si girava, le si consegnava all’ottico, tornavano indietro sviluppate dopo due o tre settimane sperando fosse venuto qualcosa. E poi era complicato farle vedere, io andavo in giro con le pizze, il proiettore e l’amplificatore per il suono. Oggi è molto più facile”.
Fu grazie a questi primi esperimenti che Moretti capì che il cinema “era il modo migliore per esprimere quello che volevo dire”. Poi arrivò Io sono un autarchico, il successo che dal Filmstudio diventa nazionale per un film girato in Super8 “che non era proprio a basso costo, perché 3 milioni e 300.000 lire non erano pochi per l’epoca”. Dopo arrivò Ecce Bombo, “il mio primo film all’interno dell’industria cinematografica che pensavo fosse drammatico e doloroso per pochi, invece poi ho scoperto di avere fatto un film comico per tutti”.
La serata è proseguita alternando spezzoni dai suoi film, da Sogni d’oro a La messa è finita a La stanza del figlio, Il caimano e Habemus Papam, con qualche confessione: “Non ho nessun rapporto con la religione, sono ateo, e per questo ammiro profondamente chi ha fede. Bunuel diceva ‘grazie a Dio sono ateo’, non sono mai stato d’accordo, io sono incazzato perché sono ateo”.
Quanto alle idee con le quali Moretti ha anticipato, ad esempio, l’avvento della tv trash, la parabola del Pci e la crisi della Chiesa, “basta stare un po’ attenti – ha spiegato - e le tendenze della realtà si colgono. Dopo Habemus Papam mi fermavano per Roma e mi chiedevano i numeri al lotto e quando la Roma avrebbe vinto il quarto scudetto”. Infine, la nota dolente: le piattaforme. “È un bene che ci siano per poter recuperare il cinema del passato, ma per me fare un film significa prima di tutto portarlo in sala”.