Cultura Città del Vaticano

Papa Francesco. La messa privata del Vescovo di Roma. All’alba. Di Giuseppe Savà

Il giornalista Giuseppe Savà ha servito messa a Papa Francesco. Il racconto

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/21-04-2025/papa-francesco-la-messa-privata-del-vescovo-di-roma-all-alba-di-giuseppe-sava-500.jpg Giuseppe Savà serve messa a Papa Francesco


Città del Vaticano, Roma - È l’alba ad alzarsi quando il camioncino, il camioncino con le mozzarelle fresche, si ferma al confine tra lo Stato Italiano e quello Pontificio, in piazza del Sant’Uffizio.

Qui il numero di targa e l’autista vengono sottoposti al rituale dell’identificazione da due guardie dalla inflessibile gentilezza svizzera.
Ogni mattina, poco dopo le cinque, l’incedere lento dei furgoni che portano pane, latte, formaggio fresco si ripete, in un rosario discreto, sottotraccia.
Il cielo sopra Roma è di un ceruleo che trascorre all’azzurro.
Duecento metri più in là, nell’albergo chiamato Santa Marta, si spengono le luci artificiali della notte quando ci si appresta alla messa del mattino, quella privata, dove ad assistere sono in tutto 9 ospiti personali del celebrante.
Nessun Vescovo, nessun Cardinale, solo sei sacerdoti di varia provenienza e nazionalità, una donna che sconta gli ultimi giorni della sua malattia, il marito che la sospinge sulla sedia a rotelle, un cronista di provincia.
Un momento intimo per il Capo di Stato.

È il giorno di San Mattia, martire della fede, ucciso per la sua fede in Cristo.
Dalla stanza 201, grande una quarantina di metri quadri, salottino, camera da letto e bagno, il Vescovo di Roma esce indossando la talare rossa, e si reca nella sua cappella privata, al pianterreno, diventata ormai uno dei luoghi di culto più segreti della terra.

La pianta della cappella è stata ritagliata in uno spazio triangolare, triangolare è il soffitto e triangolare è l’abside.
Nella meditazione mattutina, Papa Francesco parla della “sorte” toccata ai cristiani: “Abbiamo ricevuto in dono l’amicizia di Gesù, il nostro destino è essere suoi amici, egli rimane fedele a questo dono anche quando noi per la nostra debolezza ci allontaniamo da lui”.
Il pensiero del Pontefice è chiaro: se lo fa Cristo, lo possiamo fare anche noi. Possiamo amare gli altri a loro insaputa.
Sua Santità termina la funzione religiosa, va a sedere in ultima fila, in fondo. Resta in silenzio per lunghi minuti.
La luce del giorno sopra via dei Cavalleggeri è durissima come il diamante. 


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