Scicli – Il 5 settembre è morto, a quasi 98 anni, Pietro Sudano, barbiere, poi bidello, abitante delle grotte di Chiafura per i primi 31 anni di vita. Chiafura di Scicli è paragonata ai più famosi Sassi di Matera.
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Nel 2003 intervistai per la prima volta Pietrino: “Come era la vita nelle grotte di Chiafura?”
“Eravamo poveri ma felici. Un’unica grande famiglia di settecento anime, dove regnavano la miseria e la solidarietà –spiegava Pietro-. Sono cresciuto senza padre, mia madre paralitica era perennemente ricoverata in ospedale, abitavo in una grotta prima con mia nonna poi con le zie. Per i bisogni fisiologici andavamo in dei concimai comuni, dove c’era anche un orticello, insomma, facevamo l’utile e il dilettevole... Per l’acqua ci dovevamo approvvigionare a San Bartolomeo. Abitavamo in una grotta a condominio, a tre piani, con delle rampe esterne che collegavano un ambiente all’altro. Erano delle grotte “familiari”, dove c’era anche, mi si consenta l’ironia, il garage per il mulo, che viveva insieme a noi. A sette anni andai a lavorare dal barbiere, un maestro di vita oltre che di professione, non mi dava neanche una lira, gli dovevo essere grato perché mi insegnava l’arte. Feci questo lavoro fino al 1946, anno in cui mi sposai. Ricordo che le comari si scambiavano i favori, dal regalo di un piatto di fave alla balia dei bambini, c’era il senso dell’appartenenza a una comunità sfortunata, che, paradossalmente, ci rendeva più forti”.
Pietro nelle grotte di Chiafura ha conosciuto Elio Vittorini, che di Scicli scrisse “è forse la più bella città del mondo”, e Pier Paolo Pasolini, che aggiunse: “Vista così, da lontano e dall’alto, Scicli è quel che si dice la Sicilia”.
I due fondatori, Elio e Pier Paolo, della Scicli del secondo Novecento.
Buon viaggio Pietrino.