Modica - Nell’ultimo fascicolo della rivista internazionale “Collegium Antropologicum”, appena uscito e disponibile online (https://collantropol.hr/antropo/article/view/2046), sono stati pubblicati i risultati globali dello studio scientifico sulle mummie naturali della chiesa di Sant’Anna a Modica. La ricerca è stata effettuata dall’equipe guidata dal Prof. Luca Ventura, anatomopatologo e paleopatologo aquilano di origini sciclitane, e dalla Dott.ssa Valentina Pensiero, archeologa di Scicli.
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Le indagini scientifiche, intraprese nel 2016, hanno consentito di raggiungere risultati importanti nello studio delle malattie antiche, coinvolgendo la Radiologia dell’Ospedale Maggiore diretta dal Dott. Guido Romeo e il Prof. Mirko Traversari, bioantropologo dell’Università di Bologna. L’importanza di questi corpi mummificati risiede nel fatto che si tratta di mummie conservatesi per cause naturali, in un contesto – quello siciliano – caratterizzato in massima parte da mummie artificiali, ottenute cioè mediante trattamenti conservativi di vario genere. Grazie a questa peculiarità, è stato possibile studiare accuratamente ed in modo conservativo anche gli organi interni presenti all’interno delle mummie di Modica.
L’approccio “paleoradiologico” alle mummie è stato effettuato mediante radiografia e tomografia computerizzata (TC). L’acquisizione delle immagini TC ha consentito di eseguire delle vere e proprie autopsie virtuali, senza alterare minimamente l’integrità dei reperti. È stato così possibile visualizzare in maniera sorprendente organi interni come l’encefalo, che risultava conservato in maniera sorprendente (figura). L’analisi vestimentaria eseguita dalla Dott.ssa Giovanna Giallongo (Museo del Costume, Scicli) sugli abiti è stata utilizzata per datare l’epoca in cui sono vissuti i soggetti. Il soggetto con la lunga barba presentava abbigliamento tipico della prima metà del XIX secolo (1830-1840), una statura di 177 cm e un’età compresa tra i 35 e i 40 anni. La sua forma fisica appariva in condizioni piuttosto precarie poiché il corpo risultava estremamente magro e poco muscoloso, come si osserva di solito in soggetti debilitati da una lunga malattia. Infatti, l’esame degli organi toracici evidenziava aderenze pleuriche e noduli calcifici del polmone sinistro con ogni probabilità riferibili a tubercolosi polmonare e pleuriti ricorrenti. Doveva quindi essere ammalato di quella tisi che nell’Ottocento imperversava in tutto il Vecchio Continente. L’altro individuo, alto 169 cm, risultava invece più anziano, mostrando un’età antropologica di almeno 60 anni, ma probabilmente assai più avanzata. L’esame dei suoi indumenti consentiva di posizionare la sua morte tra il 1785 ed il 1795 e di attribuire il corpo ad un soggetto di elevato livello sociale, che risultava persino un po’ “sovrappeso”. Anche in questo caso venivano rinvenuti noduli calcifici multipli di entrambi i polmoni associati ad esiti di pleurite bilaterale. Ad ulteriore conferma della diagnosi di tubercolosi polmonare deponeva anche il rinvenimento di una incisione del torace sinistro a livello del quarto spazio intercostale, che suggeriva la possibilità di uno pneumotorace traumatico o terapeutico.
Un intervento del genere potrebbe esser stato effettuato per curare il quadro polmonare proprio a Modica nell’ospedale Campailla, in passato nosocomio di riferimento per le malattie respiratorie. Questo importante riscontro ci permette di retrodatare di circa un secolo la procedura introdotta da Carlo Forlanini nel 1882 per migliorare lo stato di salute dei pazienti tubercolotici. Come se non bastasse, l’anziano signore aveva ben sette calcoli di colesterolo nella colecisti e soffriva persino di artrosi della colonna vertebrale, dell’anca e del ginocchio. Un focus sulla calcolosi della colecisti in questo individuo è stato recentemente pubblicato dal nostro gruppo di ricerca sulla rivista scientifica “Journal of Bioarchaeological Research” e consultabile online su: https://www.mattioli1885journals.com/index.php/JBR/article/view/16202/12035.
La medicina del tempo fece del suo meglio per alleviare i dolori che certamente tormentavano il nostro povero vecchio ogni giorno. Sugli arti inferiori sono stati infatti rinvenuti vari dispositivi antidolorifici; tra tutti spicca un impacco di argilla sulla caviglia destra, che probabilmente costituisce un prezioso esempio materiale del famoso cataplasma, un presidio assai utilizzato dalla medicina popolare con varie funzioni. Le evidenze scientifiche finora raccolte su questo limitatissimo campione di individui hanno permesso di ricostruire molteplici aspetti delle malattie presenti in Sicilia nei secoli scorsi e di accrescere enormemente il valore culturale delle mummie di Sant’Anna.
Nella foto, la ricostruzione 3D del piano scheletrico e del contenuto endocranico di una delle mummie (ph. Luca Ventura).