Cultura Ragusa

Torre San Filippo a Ragusa e la leggenda della donna che la abitava

Il castello di Ragusa dove secondo la leggenda il 7 di ogni mese è possibile udire il latrato dei cani e vedere una donna lanciarsi dalla torre



Ragusa - Si chiama Torre San Filippo ed è teatro di una leggenda. È un castello diverso dalle residenze nobiliari che si trovano in provincia: ha un portone gotico, una pianta labirintica, una torre che parla appunto di un’antica leggenda. Sorge a 8 chilometri da Ragusa ed è una tipica dimora nobiliare fortificata risalente al 1800: un vero e proprio fortino che grazie alla posizione dominante permetteva di controllare i lavori dei campi e la conduzione delle masserie. Fulcro della proprietà è il Castello, di pianta labirintica, che si sviluppa su 750 metri quadrati e due piani, con 2 ampi saloni, 2 cucine, 8 camere da letto e 3 bagni. La proprietà si erge al centro di un feudo sulla vallata "Cava Volpe" nei pressi della diga di Santa Rosalia, caratterizzata da torrenti e ricca vegetazione ed è composta dal Castello, dimora estiva della famiglia proprietaria. Nel patio si erge la chiesa, dalla facciata curiosamente gotica come il portone d'ingresso. Nel corpo rurale, denominato "casa mandria" sono presenti edifici di pertinenza quali fienili, magazzini e stalle aventi una superficie di ulteriori 750 mq. A fare da cornice alla proprietà, si apre un parco di 65 ettari. Molto probabilmente, il castello è stato rimaneggiato nel 1884.

La leggenda
Si narra che l’antico proprietario vivesse con il figlio che si innamorò perdutamente di una donna bellissima. I due si sposarono e vissero felicemente nel castello fin quando arrivò nella tenuta un guardiacaccia dall’aspetto “vichingo”. Il guardiacaccia e la moglie divennero amanti fin quando lo stalliere del palazzo non li denunciò. Il signore del castello, allora, pugnalò a morte il rivale in amore e scatenò contro la moglie i propri cani. Per sfuggire a loro e presa dalla paura, la donna si rifugiò sulla torre e si suicidò, per evitare di finire in pasto ai cani del marito. I contadini del posto raccontano che il 7 di ogni mese è possibile udire il latrato dei cani e vedere una donna lanciarsi dalla torre.

Location da film
Il complesso immobiliare consta di 67mila metri quadri di superficie totale, tra interi ed esterni a perdita d’occhio e sarebbe location ideale per un regista che ne adoperi le suggestive mura come set cinematografico. Progettista e primo proprietario fu Giorgio Schininà, Marchese di Sant'Elia. Nel 1957 l'intera tenuta fu acquistata dal Cav. Vito Veninata in favore delle figlie Emanuela, Elisa e Maria: quest'ultima è la madre dei fratelli Ottaviano, attuali proprietari. Da allora fino agli anni 90 è stato dimora estiva della famiglia, trasformandosi nei mesi di villeggiatura in un piccolo borgo per la mietitura del grano e la raccolta di mandorle, carrube e olive. Le poche informazioni sulla tenuta provengono dai racconti dei contadini e in particolare del Massa Turiddu Rosso inteso Farina. Padre di 9 figli, passò lì tutta la sua vita e narra di un mondo che non c'è più. Dalla sentinella fissa sulla torre al cannone che ogni domenica sparava un colpo, dai formaggi che si producevano tutte le mattine nella casa del fuoco e della festa di Santa Rosalia: a poche centinaia di metri dal castello si erge una chiesetta a lei dedicata, dove nei giorni di festa si raccoglievano le maestranze contadine e dove prima sorgeva una grotta, teatro di un'altra leggenda: si narra, infatti, che la Santa vi si rifugiasse in preghiera.


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