Ragusa – A quasi un mese dalla nostra inchiesta sulla “pacchia” del reddito di cittadinanza, che ha sollevato tra i lettori prese di posizione favorevoli e contrarie, anche Repubblica nota la contraddizione innescata sull’Isola dal sussidio che doveva servire a trovare lavoro. Nell’edizione siciliana intervista Vito Giglio, direttore del Villa Igiea: i 135 dipendenti che è faticosamente riuscito a mettere insieme bastano a coprire il 40% della clientela e "se nel pieno della stagione dovremo assumere, come faremo?" si chiede. Lavora da 15 anni negli alberghi e sostiene di non aver mai affrontato una situazione simile: "Spesso riceviamo dei no secchi", o in nero o niente.
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Lo stesso al 4 stelle Villa Shuler di Taormina o al Mamma Santina a Salina, che tira avanti grazie agli immigrati, o al Baia del Capitano di Cefalù, che si salva coi tirocinanti. "Proponiamo contratti semestrali da 1.500 euro al mese - afferma Antonio Romano, proprietario de La Sirenetta a Mondello -, mi dicono no grazie: col reddito mediamente guadagnano 800 euro e basta lavorare due/tre giorni a settimana in nero per arrivare quasi alla stessa cifra". Nell'Isola dove un cittadino su 7 incassa l’rdc e il tasso di occupazione è sotto il 40%, cinque dipendenti si sono addirittura licenziati: "Abbiamo il reddito, tanti saluti". Alla fine è dovuto a andare a raccogliere manodopera in altre regioni, pagando pure un extra per la casa.
La posizione di Confindustria è schizofrenica: a livello nazionale preme da mesi per togliere il blocco dei licenziamenti, mentre a livello locale lamenta che un’azienda su due cerca personale senza trovarlo. Per il leader siciliano, Alessandro Albanese, le imprese del turismo e della ristorazione "sarebbero pronte ad assumere ma non trovano manodopera qualificata: si sta creando un corto circuito nel mercato del lavoro - aggiunge –, viene ricollocata una persona su 10 che percepiscono il reddito. Così si perde la cultura stessa dell'impiego: serve l'abbattimento del cuneo fiscale per le imprese". Ma anche delle tasse per i cittadini, aggiungiamo.
Se già un contratto stabile fa sorgere il dubbio se convenga o meno accettarlo, figuriamoci i contratti stagionali. Il problema, in questo periodo dell’anno, è acuto dal fatto che si offrono soprattutto assunzioni brevi, a tempo determinato, della durata di appena qualche mese, che a volte prevedono 3-4 ore al giorno e terminano al massimo a fine ottobre. L’Rdc non si può interrompere come la Naspi e rinunciarci significa sottoporsi al ricalcolo e presentare una domanda ex novo, col rischio di non vederselo più assegnare o dover aspettare chissà quanto.