Agrigento - Le autobotti per le strade di Agrigento si vedono già nelle giornate d’inverno quando le piogge ci sono, ma l’acqua continua a scarseggiare e i turni di distribuzione idrica variano dai 3 ai 10 giorni. Non è certo l'unica provincia siciliana in cui l’acqua corrente non c’è mai stata: caso eclatante è l'osannata Marzamemi dei vip ma nei piccoli paesi, fatti di vicoli stretti e strade impervie, si fatica a rifornire le abitazioni pure con i mezzi pesanti. Se i rubinetti sono a secco, il problema principale riguarda comunque la rete - vetusta e datata - che disperde in strada una quantità incalcolabile di oro blu. La crisi idrica nella Città dei Templi, affrontata anche in una recente inchiesta de Il Fatto Quotidiano, esemplifica le problematiche comuni purtroppo a buona parte dell’Isola.
Il finanziamento di ben 107 milioni per sostituire le vecchie condutture, già ottenuto da Girgenti Acque (il vecchio gestore privato commissariato per mafia, fallito per debiti e oggi al centro di un’inchiesta giudiziaria come “stipendificio” per amici e parenti) fu ritirato perché non poteva avvenire tramite un affidamento diretto, come si cercava di fare. Da allora si è intervenuti solo con inutili manutenzioni temporanee, perché per una falla che si ripara ce n’è un’altra che si crea, come nel gioco “acchiappa topo”: la rete colabrodo continua a lasciare le vie piene d’acqua e le case senza una goccia. Soprattutto d’estate, quando i piccoli comuni vengono ripopolati da turisti ed emigrati che rientrano per le ferie: più abitanti e, quindi, più fabbisogno idrico.
La subentrata società consortile Aica, a un anno dalla nascita, non ha ancora un direttore generale per via della bagarre politica tra fazioni di sindaci agrigentini: il concorso pubblico è stato vinto da Domenico Armenio, che però non riceve il nulla osta della Regione per il suo ruolo all’interno dell’assessorato delle Autonomie locali. Inoltre, non tutti i Comuni aderenti vogliono accedere al prestito di Palazzo d’Orleans necessario per finanziare l’avvio di Aica, anch’essa di conseguenza sull’orlo del fallimento. Da qui, le ripercussioni sulla distribuzione e sui ritardi nelle riparazioni dei guasti alle tubazioni. La siccità che sta desertificando l’Italia, in Sicilia sarà durissima anche per i problemi agli invasi e alle dighe: molti di questi non sono manotenuti da decenni e l’accumulo di fango sui fondali non consente la giusta raccolta delle acque piovane, rischiando di mandare in rovina i raccolti oltre che di lasciare a secco le nostre abitazioni.