Economia Comiso

Aeroporto di Comiso: I limiti dei bandi pubblici e la fuga delle compagnie aeree. Lascia Aeroitalia?

Lo scalo rischia una nuova estate deserta

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Comiso - Nessuna sorpresa, ma la conferma di un lento declino. Il bando per l’incentivazione delle rotte aeree promosso dal Libero Consorzio Comunale non ha sortito effetti significativi: nessuna notizia ufficiale sulle adesioni, se non una, significativa e preoccupante. Aeroitalia, unica compagnia a mantenere viva la speranza dello scalo ibleo negli ultimi due anni, non ha partecipato. E se non ha partecipato significa che anche Aeroitalia vuole disimpegnarsi – eventualità sempre più probabile –  quindi,  l’aeroporto “Pio La Torre” rischia di restare completamente privo di traffico commerciale nell’estate 2025.

 

I bandi sono tre. Per la verità l’unico bando degno di questo nome è quello dell’ENAC sulla Continuità Territoriale che segue la procedura europea di pubblicazione e di termini. Ci sono due Avvisi, uno del Libero Consorzio per €. 3 milioni centrato su voli domestici e uno della Camera Sudest e SAC stesso importo centrato su voli comunitari ed extra comunitari. Libero consorzio ha già iniziato i lavori per scegliere le compagnie che hanno dato risposte di interessamento. Camera Sudest e SAC ha ancora i termini aperti. Resta il fatto che pur con tutta la celerità possibile per il funzionamento di strutture pubbliche, la stagione estiva è già stata programmata dall’autunno dello scorso anno e adesso le compagnie hanno gli aerei impegnati e contrattualizzati in altri aeroporti. 

Una prospettiva che non è solo una mortificazione simbolica per il territorio, ma anche la fotografia di una fragilità sistemica, alimentata da scelte economiche e gestionali sbagliate. E da una classe dirigente che, pur consapevole delle criticità, ha preferito il racconto alla risoluzione. 

Una notizia allarmante, se si considera che Aeroitalia – fortemente voluta dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani dopo il ritiro di Ryanair – aveva rappresentato una boccata d’ossigeno per l’aeroporto di Comiso in primis e poi di Catania e Palermo, garantendo collegamenti vitali. Proprio su queste rotte, la compagnia ha registrato risultati estremamente positivi. A Comiso, tuttavia, la situazione è diversa: ritardi, cancellazioni e una domanda instabile hanno reso il collegamento economicamente insostenibile. 

Nessuna dichiarazione ufficiale è stata rilasciata dai vertici di Aeroitalia. Il CEO Gaetano Intrieri e il direttore commerciale non hanno risposto alle richieste di chiarimento, limitandosi a far sapere che ogni decisione sarà presa nel consiglio di amministrazione del 30 aprile. Intrieri, in più occasioni, ha già affermato che Comiso non è sostenibile dal punto di vista economico, a differenza di altri scali siciliani. Temiamo quindi che la decisione del consiglio d’amministrazione di Alitalia del 30 aprile sia di fatto scontata e che nel breve lascerà l’aeroporto di Comiso.

I numeri per lo scalo ibleo sono impietosi. Nel 2023 l’aeroporto ha registrato 260.438 passeggeri, con un calo del 14,2% rispetto all’anno precedente, classificandosi 32º in Italia per traffico. A dicembre 2024 i passeggeri sono stati appena 221.000, in flessione dell’11,1% su base annua. Il primo trimestre 2025 conferma il trend negativo. A questo ritmo, lo scalo rischia di chiudere l’anno con meno di 200.000 passeggeri: numeri incompatibili con la sostenibilità economica di qualsiasi piano industriale.

Per fronteggiare la crisi , si è pensato di immettere denaro , ma nel modo sbagliato. Chi conosce i meccanismi dei bandi per il trasporto aereo sa che i contributi pubblici – inclusi quelli per la continuità territoriale – si basano su un principio chiave: l’incentivo è erogabile solo a fronte di passeggeri realmente trasportati. In altre parole, se i voli non riempiono gli aerei, non arriva nemmeno il contributo.

La compagnia aerea è un’impresa che sta nel mercato e che ha a suo carico il rischio di impresa. L’incentivo è comunque strutturato sui passeggeri e se la compagnia sa programmare e soprattutto vendere, i voli si riempiono. L’esempio di Ryanair che a Comiso ha portato traffico per oltre 400.000 passeggeri su voli domestici e comunitari è un esempio. E senza lamentele di costi carburante.

Il bando che incentiva la tratta Comiso-Roma, ad esempio, prevede biglietti da 38 euro più tasse, con un contributo di circa 3.500 euro a tratta. Un meccanismo che, più che coprire i costi operativi, li sbilancia ulteriormente. Senza flussi stabili e una domanda effettiva, il rischio ricade interamente sulla compagnia. È comprensibile che nessun vettore voglia sobbarcarsi un modello di incoming obbligatorio, dove il fallimento di traffico implica anche la perdita del contributo.

Se l’aeroporto di Comiso oggi rischia l’abbandono, le responsabilità sono da ricercare nella governance, prima ancora che nei numeri. In cima alla lista, la SAC, società di gestione degli aeroporti di Catania e Comiso, che non ha mai considerato lo scalo ibleo come un asset strategico autonomo, relegandolo a funzione sussidiaria e marginale rispetto a Fontanarossa.

È incomprensibile che SAC abbia relegato Comiso a non avere un ruolo neanche di aeroporto alternato, non dotandolo né di incentivi in tal senso né di procedure di facilities intercampo per snellire il trasporto dei passeggeri da Catania a Comiso  e viceversa. Tuttora  Catania è chiuso la notte per i lavori di sviluppo infrastrutturale e i voli programmati in quelle fasce orarie o cancellano o vanno a Palermo o Trapani. Perché non aprire Comiso la notte per accogliere quel traffico?

A ciò si aggiunge l’atteggiamento passivo – se non complice – della politica locale. La sindaca di Comiso, Maria Rita Schembari, oggi candidata alla presidenza della Provincia, non ha mai realmente rotto con la linea della SAC, né avanzato un progetto di autonomia strategica per lo scalo. Al contrario, le sue dichiarazioni pubbliche hanno spesso sostenuto narrazioni ottimistiche e di allineamento smentite dai dati e dalla realtà.

Con il rinnovo imminente del CdA di SAC, si apre ora uno spiraglio per un possibile cambio di rotta. Ma senza un piano industriale concreto – basato su analisi di mercato, stagionalità, integrazione con i trasporti terrestri e sinergie con il comparto turistico – l’aeroporto di Comiso rischia di diventare una scatola vuota.

Il tempo stringe. Prima che anche l’ultima compagnia decolli.


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