Economia Guerra russo ucraina

Attaccati alla canna del gas, il nostro futuro non può dipendere da Putin

La finestra sul conflitto: Italia attendista, la vittoria è non essere ricattabili

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Roma - Dal Mar Nero al Mar Mediterraneo, un filo di fraterna solidarietà collega persone e luoghi mai stati tanto umanamente vicini come in questi giorni di ansia e sofferenza; ma Sicilia, Ucraina e Russia sono legate anche un cordone di interessi economici riguardanti a energia e materie prime. Si chiude un bacino emergente per l'import-export siciliano, che dovrà guardare altrove: non solo rinunce ai guadagni ma aumento dei costi, che dall’energia (sono stati bombardati anche alcuni gasdotti) ricadranno a pioggia su tutto il resto. Abbiamo provato su Ragusanews a prevedere quanto inciderà il conflitto armato sull'economia e il lavoro sull’Isola, nell’immediato.

Lo scenario a lungo termine dipenderà dalla durata della guerra e dall’eventuale coinvolgimento armato di altre potenze, allo stato è imprevedibile. L’invasione dell’Ucraina cominciata all’alba di giovedì scorso, 24 febbraio: in 4 giorni di guerra le truppe di Putin hanno fatto quello che volevano, sorde ad appelli e sanzioni. La Nato tiene i nervi saldi, non ha perso il senno, non è caduta nella provocazione del Cremlino ma gli ha lasciato vincere una battaglia per non trascinare tutto l’Occidente in uno scontro mondiale dall’esito catastrofico. Per il momento rinforza i confini degli stati prossimi alla zona di guerra: Romania, Ungheria, Polonia, le repubbliche baltiche. Così l’Ucraina è destinata a diventare uno stato satellite del nuovo impero russo, come Bielorussia e Kazakistan.

E noi a pagarne le conseguenze minime: una nuova ondata di profughi, che invaderà l’Europa anche dall’Est oltre che dall’Africa; bollette elevate, che spegneranno la luce su consumi domestici e budget aziendali; incertezza sui mercati finanziari. Il gas siciliano costerebbe un decimo, una volta estratto: il Canale ne è ricco ma per espandere e costruire impianti, anche con le nuove fonti rinnovabili, abbiamo ancora bisogno delle vecchie fossili. La loro riconversione richiede tempi troppo lunghi per un’emergenza così contingente e, anziché essere dismesse, riceveranno nuovo impulso per non lasciarci col cerino in mano. Tutto dipende dall’energia, che muove ogni cosa, e la nostra sopravvivenza non può e non deve dipendere da Putin e dai capricci criminali di nessun altro dittatore. 


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