Catania - Giuseppe Micale, stremato dal “caro bollette”, ha deciso di chiudere il suo panificio al civico 190 di via Plebiscito.
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Negli ultimi due l’esercente ha ricevuto bollette per oltre 10 mila euro, costi insostenibili per chi vende pane e biscotti. Ma non solo, perché a dare il colpo di grazia è stato anche l’aumento delle materie prime: olio, zucchero, sale, margarina, lieviti ed amidi. E la farina, esempio emblematico dei prezzi che sono schizzati alle stelle: «Da 37 centesimi al kg, oggi il costo è salito fino a 80/84 centesimi al kg - racconta a La Sicilia-. Oltre il doppio. Quando ho chiesto spiegazioni al mulino da cui mi fornisco da sempre che ha sede a Siracusa, mi è stato risposto che anche lì si sta attraversando un momento difficile, la bolletta media per loro era di 40mila euro, oggi pagano circa 180mila euro, quanto potranno tirare avanti?».
Il panificatore, al contrario di altri suoi colleghi, non se l’è sentita di triplicare i prezzi, per questo preferisce abbassare la saracinesca: «A quanto deve essere venduto il pane per guadagnarci? E comunque anche se lo vendiamo a 4/euro al chilo non risolviamo. Inoltre la clientela nell’ultimo periodo era diminuita perché si preferisce comprare meno pane o acquistarlo al supermercato che riesce a mantenere un prezzo più basso».
La Spiga D’oro è una piccola bottega che da oltre 50 anni è un simbolo per i residenti della zona che l’hanno sempre vista come punto di riferimento per l’acquisto del pane fresco. Tredici anni fa, Giuseppe Micale che oggi di anni ne ha 38 e due bambini da mantenere, l’ha rilevata con non pochi sacrifici, continuando a portare avanti l’attività e impiegando la moglie, come commessa, e un panettiere. E al danno economico si aggiunge la beffa perché lui, quella bottega, con tanti sacrifici, l’ha voluta comprare: «Mi tocca pagare il mutuo, tenendo l’attività chiusa. Adesso cerco lavoro».