Catania – Davanti alla guerra in Ucraina, si sono arresi. Gli autotrasportatori si sono ritrovati improvvisamente oscurati da Putin e non potevano far altro: inutile tendere la corda in questo momento di estrema incertezza sul futuro e così ieri sera i sindacati hanno firmato in extremis un accordo al PalaRegione di Catania con i gruppi della Grande distribuzione organizzata, impegnandosi alla ripresa delle consegne in cambio della promessa di più soldi in busta paga. Quest’ultimo punto, in realtà, dovrà ancora essere discusso al tavolo che Palazzo d’Orleans aprirà prossimamente col governo a Roma. Al summit erano presenti anche degli amministratori ragusani, tra cui il sindaco di Ispica Innocenzo Leontini. Non tutti i lavoratori sono soddisfatti della mezza intesa trovata dalle sigle sindacali tuttavia, da oggi, dovrebbero ripartire finalmente le forniture a industrie e mercati.
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Sono tonnellate i prodotti deperibili pronti a partire: pomodori pachino al Nord Italia, limoni verso la Germania, arance in Puglia e Svizzera. Prodotti fermi da giorni nei magazzini, a un passo dal macero. La protesta dei camionisti - non annunciata e senza regole - stava acuendo la crisi di agricoltori e allevatori siciliani, già provati da eventi climatici estremi, e rischiava di fare fuoco incrociato con il conflitto ucraino sul costo generale della vita. Ogni giorno in cui fattorie e cooperative sono costrette a restare ferme aumentano i costi per la coltivazione biologica di agrumi, ortaggi, verdura, uova. A vantaggio della concorrenza delle merci importate da Spagna e Nord Africa. "In questo momento siamo in piena campagna agrumicola - aggiunge Coldiretti Sicilia - significa che c'è il lavoro di un intero anno di migliaia di persone che sarà buttato non solo perché è bloccato nell'Isola, ma soprattutto perché stanno fioccando le disdette di ordini che vengono siglati con paesi esteri”.
Bloccando raccolta e confezionamento "si ferma l'intero sistema economico e la gente sta a casa - continua l'associazione -. Le proteste vanno fatte con le giuste modalità e il supporto delle istituzioni regionali a chi non mostra di rispettare le regole: non c'è un solo comparto che non abbia subito contraccolpi di questa situazione. Da quello zootecnico con latte, formaggi yogurt e animali da vita bloccati, a quello ortofrutticolo con le specialità tropicali su cui gli agricoltori hanno investito proprio perché esportati". Nei filmati allegati, gli ultimi presidi di ieri pomeriggio prima del dietrofront: nell’ordine da Lamezia Terme, Bari e Caserta.