Roma - Non di solo pane vivrà l'uomo, e meno male visto quello che è arrivato a costare dai fornai! Rincari inspiegabili tra il costo della materia prima, il grano, e il prezzo del cartellino, sia in panetteria che al supermercato. Fino a 7 volte tanto. E tra farina e frumento raccolto nei campi il rapporto si moltiplica addirittura per 12. Lo evidenzia Coldiretti raffrontando i prezzi di tutta Italia: la media è di 3,1 euro al chilo. Il prezzo più alto a Milano, oltre 4 euro; la Sicilia è invece leggermente sotto il dato nazionale, a circa 2,90 euro.
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Non sono gli ingredienti a far lievitare i costi quanto le spese di personale, trasporti, ammortamento e manutenzione degli impianti. La prospettiva non è buona: i prezzi al consumo del pane non sono mai calati negli anni, neanche quando sono scesi quelli delle materie prime. Figurarsi ora che grano tenero e frumento hanno cominciato a risalire, aumentando nell’ultimo anno rispettivamente del 10 e 18%. «In autunno s’annunciano incrementi a doppia cifra anche per farine, burro, olio e lieviti» avvisa Assopanificatori.
Forse - nell’infinita filiera di fornitori, produttori, distributori e venditori al dettaglio - c’è anche l’intenzione di qualche ganglio di rientrare delle perdite segnate nel lockdown. Il tutto senza contare le tariffe dei carburanti e delle bollette energetiche, messe in conto nello scontrino: +16% ad agosto l'elettricità, +34% il gas e +17% per benzina e lubrificanti. Una situazione insostenibile che dalle tasche dei fornai si riflette in quelle dei loro clienti: la richiesta dei panettieri al ministero delle Politiche agricole è di vigilare su prezzi all'ingrosso ed evitare operazioni speculative dal campo alla tavola.