Economia Ucraina

Dopo l’industria farmaceutica passa all’incasso quella bellica

La corsa agli armamenti sostituisce quella ai vaccini, e arricchirà altre multinazionali (anche italiane)

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 Roma - Non tutti i comparti soffriranno per la guerra in Ucraina. Come durante il Covid, spesso paragonato a una “guerra”, c’è chi s’arricchirà all’inverosimile. L'Italia non avrà un grande e costoso arsenale in patria ma - grazie alle sue aziende belliche, semi pubbliche e non - è tra le prime 10 nazioni al mondo per esportazioni di armi leggere e pesanti: elicotteri da guerra in primis, con e senza pilota; seguiti da bombe, cannoni, siluri, razzi, missili, accessori, equipaggiamenti ma anche veicoli corazzati, navi e sottomarini militari. Fino alle pistole e ai fucili mitragliatori. E la loro destinazione non è diretta a paesi esattamente “amici”.

Nel 2019 (anno con gli ultimi dati disponibili) il nostro Paese ha esportato oltre 100 milioni di euro di armi verso l'Arabia Saudita, e 90 verso gli Emirati Arabi Uniti. Anche in tempi di allarme Coronavirus la produzione bellica, dai Mangusta ai cacciabombardieri F-35, non s’è mai fermata. Il comparto tricolore è oggi dominato da due grandi gruppi: Leonardo-Finmenccanica, con 13 miliardi e mezzo di fatturato nel 2020; e Fincantieri, entrambe con prevalenza di capitale pubblico. Tra le matrioske aziendali di controllate e consociate, troviamo poi Beretta, Marconi Group e perfino la Fiat per i mezzi di trasporto terrestre, la motoristica e il munizionamento.

In Italia ci sono più di 230 fabbriche di armi comuni e ben 334 aziende annoverate nel registro delle imprese a produzione militare. Spesa militare italiana da record: nel 2022 sfiorati i 26 miliardi. Questo per rendere un’idea concreta del giro d’affari in ballo con la questione ucraina. Ogni altra considerazione vien da sé. Ovviamente non è che gli altri paesi siano alla baionetta: in Europa e in Asia si sperimentano e producono strumenti di morte, chimici e nucleari, venduti indiscriminatamente in tutto il mondo. Chiuso l’Afghanistan, ci voleva un altro mercato per l’industria bellica e stavolta il cliente potrebbe essere interno. 


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