Pozzallo - Si gioca nel mare fra la Sicilia e il Nord Africa la partita che il governo Draghi sta conducendo per aumentare la produzione nazionale di idrocarburi e cercare così di calmierare i prezzi dell’energia. Per gli ambientalisti è una buona notizia che nell’immediato non ci saranno nuove trivellazioni nei fondali dell'Isola ma sono preoccupati dal rinnovo delle concessioni a quelle già esistenti per altri 9 anni, almeno fino al 2031, autorizzando a pompare letteralmente a tutto gas: il che significa di fatto rinviare la riconversione del sistema produttivo con le fonti pulite e rinnovabili.
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Tra l'altro, proprio in questi giorni è stato bloccato il mega parco eolico pensato per il Canale da Renexia. Ma dove si trovano queste inquinanti e deturpanti idrovore fossili? Le compagnie Eni ed Energean Italy sono titolari di due permessi di coltivazione in mare tra i litorali agrigentino e nisseno. Una ricaduta indiretta sulla terraferma arriverà a Gela dove, accanto alla raffineria a olio di ricino, Eni ha progettato l’impianto di trattamento che riceverà il gas dalle piattaforme Argo e Cassiopea. I sindacati di categoria pensano più al lavoro che al verde e plaudono.
La Cgil gelese stima che “saranno creati 100 posti di lavoro per la costruzione e 15 impieghi a regime nella gestione della struttura”. La piattaforma Vega B davanti Pozzallo, invece, non svilupperà ampliamenti. Altri permessi di ricerca ribollono nell’area, presentati anche dalla britannica Northern Petroleum, già attiva al largo delle coste iblee: le sue due concessioni, anche in questo caso permessi di ricerca, si trovano una accanto all’altra nel mare fra Ragusa e Malta. Completa l’elenco un’ultima richiesta pendente, inoltrata da Audax Energy per il tratto di mare fra Pantelleria ed Egadi.