Catania - Si fa ancora più pesante il piano di ridimensionamento dell’organico che Pfizer ha deciso di attuare: ai 130 licenziamenti già annunciati nello stabilimento di Catania si sommerebbero infatti altri 128 tagli tra gli informatori farmaceutici di tutta Italia, per un totale di 258 posti di lavoro persi. Lo comunica la Federazione degli informatori scientifici del farmaco. Pensare che il bilancio della multinazionale statunitense ha visto i ricavi raddoppiare e gli utili salire a quasi 4 miliardi di dollari grazie ai vaccini anti Covid.
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E per il 2022 il gruppo attende incassi aggiuntivi di oltre 50 miliardi grazie alla pasticca contro il virus: gli antibiotici prodotti nell’impianto etneo non servono più e il futuro dei suoi dipendenti in esubero viaggia sempre più in direzione Ascoli Piceno, dove si fa il vaccino. Ma non tutti, al massimo una cinquantina: a nulla sono valsi, finora, i confronti tra sindacati e dirigenti aziendali. Una pillola amara da digerire, per chi pensava di avere le spalel coperte da un contratto sicuro. Anche perché lo sviluppo del siero, prodotto insieme alla tedesca BioNtech, è stato finanziato anche grazie a ingenti sostegni pubblici diretti e indiretti.