Catania - "Puro terrorismo mediatico": gli operatori dell’ortofrutta del Maas, mercati agroalimentari siciliani (foto), respingono le notizie dei media sugli aumenti indiscriminati dei costi di frutta e verdura. Per il Codacons, ad esempio, pomodori e pesche sono aumentati del 19%, le pere del 17%. Ma quando mai! L’unica cosa buona dei rincari dei prodotti è che almeno, per un po’, hanno sostenuto le casse aziendali: altrimenti, con i rincari energetici che colpiscono anche loro, sarebbero già fallite. Ma l’inflazione è un serpente che si morde la coda ed è sempre vivo il pericolo che i prezzi non bastino più a far quadrare i conti: fino a quando i consumatori finali, gli unici finora pagare ogni rialzo, riusciranno a fare la stessa spesa di sempre?
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La merce c’è ma non si vende neanche a prezzi bassi, e l’alimentazione è tra le voci dei budget familiari che vengono sforbiciate. “Ad esempio, abbiamo il pomodoro Piccadilly di Ragusa - racconta a La Sicilia Antohny Caruso, che ha un box nella struttura catanese -, un prodotto che si dovrebbe vendere a 1,50-1,60 euro al chilo, invece stiamo arrivando a 40-50 centesimi, e per la nostra disperazione stiamo arrivando a venderlo a cassa, per non buttarla, a 20 cent al kg. Non ho mai pensato di vendere alla grande distribuzione, che ha prezzi esagerati - continua -. Il Piccadilly di Ragusa viene venduto anche a 3,49 euro, in pratica 3 euro in più, una cosa assurda. In queste condizioni è difficile uscire con le spese” e riuscire a pagare pure gli operai.
Identico discorso per la melanzana violetta, scesa a 60-70 cent al kg; le patate sono sotto i 60; le angurie a 40. E ancora: albicocche 70 cent; noce pesca 1,20; uva precoce 1,50; susine 0,50. Questa è la realtà, sui banchi, e non sulle pagine dei giornali: celle frigorifere piene, ed energivore; consumi alla corda. In controtendenza sui listini di mercato la pesca percoca, il fagiolino (oltre 2,50) e i limoni di Siracusa: questi ultimi sono saliti da 60 a 1,30 ma sempre meno dell'1,70 euro al kg a cui vengono venduti quelli spagnoli e argentini. In questa stagione contadini e commercianti siciliani guardano all’estero: arance egiziane, kiwi cileni, ciliegie turche. "È vero, i ristoranti nel fine settimana sono pieni - dice un lavoratore -, ma sono quel 20% di popolazione che è più benestante".