Economia L’analisi

La guerra dopo il Covid, vivere in stato di allerta permanente

Ghigliottina sull’economia siciliana, usciti da un tunnel per entrarne in un altro

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/25-02-2022/la-guerra-dopo-il-covid-vivere-in-stato-di-allerta-permanente-500.jpg Lo sguardo fisso nel vuoto di una bambina ucraina, mentre abbandona Dnipro


 Ragusa – La Sicilia non “importa” non solo turisti dalla Russia ma prodotti petroliferi, materie prime minerali, legno e carta per 2 miliardi di euro; mentre esporta per appena 18 milioni in un mercato che è o era ancora tutto da conquistare, dall’abbigliamento alla plastica, dalle bevande al metallo. La fettina faticosamente ritagliata è ora avviata all’estinzione, forse insieme a quella ucraina: nel Paese bombardato e invaso dal Cremlino l'export siciliano valeva ancora di più, oltre 52 milioni.

Pedane e imballaggi - solo un esempio della destinazione d’uso dei materiali russi - servono a un’infinità di industrie: edilizia, petrolichimico, agroalimentare. Che a loro volta servono ogni attività del terziario. Ovvio che embarghi, sanzioni e ritorsioni internazionali si ritorceranno a svantaggio di ogni settore produttivo e commerciale, col pericolo di innescare una ennesima crisi finanziaria globale dopo quella del 2008. Figurarsi se l’Italia dovesse addirittura essere coinvolta militarmente nel conflitto armato.

Tanti meccanismi ai nastri rischiano di essere rallentati da quello che sta accadendo nell’Est, a cominciare dal processo di transizione verde e riconversione degli impianti con fonti alternative - vitali per non morire d’inquinamento e dipendere dall’energia altrui. Avrebbe attratto investimenti e creato posti di lavoro che adesso, al contrario, rischiamo di perdere. Quando sarà tutto finito, in Ucraina ci sarà da ricostruire e forse l’Ue dovrà rivedere le voci di spesa dei suoi fondi, fino a qualche giorno fa tutti per la ripresa post Covid. Il dramma umanitario, invece, non ha prezzo: segue quello, altissimo, già pagato al Coronavirus in termini non solo economici ma umani - di vite spezzate ed esistenze sconvolte da dolore e angoscia -, aggiungendo alla morte la distruzione.


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