Priolo Gargallo, Sr - «La raffineria funziona a pieno regime, non c’è nemmeno un quarto d’ora di cassa integrazione, ma si lavora con il punto interrogativo perché l’allungarsi dei tempi della guerra preoccupa tutti». Siamo a Priolo, sulla costa a Nord di Siracusa, e a parlare è Fiorenzo Amato, sindacalista interno e segretario della Filctem Cgil locale. Siamo in Sicilia ma la proprietà della Isab (Industria Siciliana Asfalti e Bitumi), ultima raffineria costruita e avviata in Italia, è della Lukoil, secondo produttore russo di petrolio.
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La Isab, un tempo appartenente a Erg, è ora di proprietà della svizzera Litasco SA, controllata da Lukoil: compagnia posseduta in maggioranza dall’oligarca Vagit Alekperov, quarto uomo più ricco della Russia, già vice-ministro dell’industria petrolifera e del gas dell’URSS. Le sanzioni internazionali finora non hanno colpito l’energia, ma le pressioni Usa potrebbero colpire presto anche qui. «Il problema finora — spiega Amato al Corsera — ha riguardato la scontistica delle fatture delle imprese fornitrici, come le aziende che fanno i lavori all’interno della raffineria, che la banca non anticipa più».
Così al momento le conseguenze riguardano semmai i 2.500 lavoratori dell’indotto, non ancora i 1.000 dipendenti interni di quella che è la più grande raffineria italiana in termini di capacità, in grado di lavorare da sola il 22% della raffinazione complessiva del Paese, secondo l'Unem di cui è socia. Atterrata in Italia nel 2009, l’azienda si è espansa rapidamente sul mercato tricolore importando e distribuendo una serie di prodotti che includono gasoli per auto e riscaldamento, benzina agricola, Gpl, plastiche, paraffine, lubrificanti, propano e tanto altro ancora.